La statua di Montanelli non smette di far discutere e in via Torino spunta l’opera di street art “in memoria della sposa bambina”

L'opera dello street artist Ozmo in via Torino (Foto Instagram Ozmone)

La statua di Montanelli ai Giardini di via Palestro sempre più “caso politico”. Dopo la proposta dei Sentinelli di rimuoverla o comunque aprire un dibattito in consiglio comunale sull’opportunità di un monumento al giornalista che in anni giovanili sposò in Eritrea una bambina di 12 anni, la vicenda continua ad alimentare polemiche. L’imbrattamento di sabato sera, rivendicato dalla Rete Studenti Milano, ha dato ulteriore fuoco alle polveri. Il sindaco Giuseppe Sala è intervenuto ieri invitando a giudicare la vita delle persone “complessivamente” e parlando di “errori” commessi da Montanelli. Una definizione che non è piaciuta a molti, sollevando ulteriori polemiche. Ieri sera, lo stesso Sala aveva spiegato sui social: “Potevo certamente usare altre parole. Mi permetto però di insistere (siccome testardo lo sono, eccome) su un punto – aggiunge -. Occhio che se revisionismo deve essere, allora lo sia fino in fondo. Se il tema è la pedofilia, ci sono altri casi di personaggi ricordati con piazze, vie, scuole a Milano a cui potremmo dedicarci. Poi passeremo ai guerrafondai, categoria ricca di riconoscimenti municipali. E via di questo passo, in un meraviglioso processo senza fine. Ma, riflettendoci, per quanto mi riguarda forse mi interessa di più occuparmi di chi sta perdendo il lavoro nella nostra “ricca” Milano”. Intanto, il collettivo femminista Non Una di Meno annuncia un presidio a palazzo Marino per martedì 16 giugno alle 18 “in risposta al sindaco Sala”.

Intanto in via Torino è comparsa un’opera di street art “in memoria della sposa bambina”, realizzata dallo street artist Ozmo. L’immagine spiega lo stesso artista intervenendo su Instagram sulle polemiche degli ultimi giorni attorno alla figura di Montanelli “raffigura un piedistallo sul quale si erge idealmente, Fatima-Destà, la bambina di 12 anni che Indro Montanelli sposò in Eritrea da soldato, grazie alla controversa pratica chiamata ‘madamato’, che permetteva ai cittadini italiani nelle colonie di accompagnarsi temporaneamente con donne native”. “Rappresentando idealmente su questo piedistallo una bambina, africana, infibulata, venduta in sposa a un soldato bianco, vittima più volte del colonialismo dell’uomo, in questo momento delicato di lotte globali per i diritti delle minoranze etniche esplose dopo l’assassinio di G.Floyd, vorrei ridare almeno in parte dignità ai deboli, emarginati, violentati e derubati”, aggiunge l’artista.

La proposta dei Sentinelli (10 giugno)

“A Milano ci sono un parco e una statua dedicati a Indro Montanelli, che fino alla fine dei suoi giorni ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale, durante l’aggressione del regime fascista all’Etiopia. Noi riteniamo che sia ora di dire basta a questa offesa alla città e ai suoi valori democratici e antirazzisti e richiamiamo l’intero consiglio a valutare l’ipotesi di rimozione della statua, per intitolare i Giardini Pubblici a qualcuno che sia più degno di rappresentare la storia e la memoria della nostra città Medaglia d’Oro della Resistenza.” Così I Sentinelli di Milano in una lettera aperta inviata al sindaco Giuseppe Sala e ai consiglieri comunali. “Dopo la barbara uccisione di George Floyd a Minneapolis – proseguono I Sentinelli – le proteste sorte spontaneamente in ogni città con milioni di persone in piazza e l’abbattimento a Bristol della statua in bronzo dedicata al mercante e commerciante di schiavi africani Edward Colston da parte dei manifestanti antirazzisti di Black Lives Matter, richiama con forza ogni amministrazione comunale a ripensare ai simboli del proprio territorio e a quello che rappresentano”. La statua a Indro Montanelli è stata inaugurata il 22 maggio del 2006 dall’allora sindaco Gabriele Albertini. L’8 marzo dell’anno scorso, durante il corteo femminista per la Giornata internazionale della donna, le militanti di “Non una di meno” hanno imbrattato con una vernice rosa la statua per denunciare il passato da militare del giornalista legato alla vicenda della sposa dodicenne eritrea e dichiarando che “non si è trattato di un atto di vandalismo, me di riscatto”.

Le reazioni

“Credo che la richiesta dei Sentinelli vada sicuramente discussa in consiglio. Quando ci viene presentata una proposta noi siamo sempre pronti ad accoglierla e discuterne, soprattutto quando tocca i temi dei diritti e della dignità delle persone. Le motivazioni della richiesta di rimuovere la statua le riconosco come valide perché quella è stata una brutta pagina della nostra storia. Vanno indagate le motivazioni che hanno portato all’intitolazione e valutare se siano ancora valide oggi. Da parte mia, farò in modo che se ne discuta”. Così Diana De Marchi, consigliere comunale Pd e presidente della commissione consiliare Pari Opportunità, commenta la lettera aperta dei Sentinelli per la rimozione della statua di Indro Montanelli e il cambio di intitolazione dei Giardini di via Palestro.

“La questione messa in luce dai Sentinelli merita di essere dibattuta in un approfondito dibattito in consiglio comunale. Non è un tema semplice, ma come consiglieri dobbiamo farcene carico”. Così in una nota il consigliere del Pd Alessandro Giungi commenta la lettera aperta dei Sentinelli per la rimozione della statua di Indro Montanelli e il cambio di intitolazione dei Giardini di via Palestro. “Su questa scia, – prosegue Giungi – ho depositato nei giorni scorsi un ordine del giorno per intitolare i giardini di via Ardissone, da poco riqualificati, a Rosa Parks. La richiesta è arrivata dai ragazzi della scuola media Puecher che tramite un sondaggio online effettuato durante il periodo di lockdown hanno avanzato questa proposta che si sposa con il ragionamento dei Sentinelli e rilancia a Milano l’idea di dover dare rilevanza, anche con queste iniziative, al tema dei diritti. Ricordiamoci anche che sono ancora poche le intitolazioni dedicate alle donne in città”.

“Da giornalista e prima ancora da milanese, ritengo doveroso l’omaggio che la nostra città ha riconosciuto a Indro Montanelli, dedicandogli i Giardini Pubblici di via Palestro e una statua. Ora I Sentinelli chiedono di rimuover e secondo alcuni esponenti del Pd di Palazzo Marino è giusto parlarne. Se proprio se ne deve parlare, dico la mia: sono contrario a quasiasi ipotesi di rimozione. Il fondatore de Il Giornale è stato uno dei più grandi giornalisti del 900. Spesso ‘controcorrente’, ha avuto estimatori e detrattori (forse qualcuno si è scordato che per il suo lavoro si beccò pure qualche pallottola nelle gambe esplosa dai brigatisti rossi), ma tutti gli hanno riconosciuto autorevolezza e spessore”. Così Paolo Bassi, presidente del Municipio 4 ed esponente della Lega.

“Ottima iniziativa de I sentinelli di Milano che ci sentiamo di sottoscrivere. Una lettera al Sindaco e al Consiglio Comunale perché rimuova la statua di Montanelli e l’intitolazione dei Giardini al giornalista che fino alla fine ha rivendicato di aver sposato una bambina eritrea di 12 anni perché gli facesse da schiava”. Così Arci Milano, con un post su Facebook, appoggia la proposta lanciata oggi dai Sentinelli.

“Giù le mani dal grande Indro Montanelli! Che vergogna la sinistra, viva la libertà”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini, dopo la richiesta di Arci e Sentinelli per cambiare l’intitolazione dei Giardini di via Palestro a Milano.

“Quello che Montanelli ha fatto in Etiopia è raccapricciante, anche come poi lo ha raccontato. Sono assolutamente d’accordo nell’aprire un dibattito sull’opportunità più che di togliere la statua e di intitolare i giardini di porta Venezia a qualcuno che si sia contraddistinto per una grande etica e morale come Borsellino e Falcone, persone di cui andare fieri!. Così Patrizia Bedori, consigliera comunale del Movimento 5 Stelle.

“Prima le militanti femministe, ora i Sentinelli: a cadenza regolare qualche gruppo di sinistra lancia strali contro la statua di Montanelli, appellandosi a bizzarri episodi del secolo scorso. Spero vivamente che il Consiglio comunale, che non si riunisce in aula da mesi, eviti di occuparsi di amenità simili”. Lo afferma in una nota Gianluca Comazzi, consigliere comunale e capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale. “Indro Montanelli – prosegue l’azzurro – è stato un gigante del giornalismo italiano, oltre che uno dei maggiori testimoni e divulgatori della storia del ‘900. I suoi articoli e i suoi saggi rappresentano un patrimonio prezioso per meglio comprendere la storia recente del nostro Paese. Mi auguro – conclude – che in Consiglio comunale il Partito democratico si occupi di cose serie, visto anche il periodo; la statua di Montanelli la si lasci dov’è”.

“La statua di Indro Montanelli deve essere lasciata lì dov’è”. Così il presidente dell’Anpi di Milano e Provincia, Roberto Cenati, sulla richiesta del movimento I Sentinelli di rimuovere la statua e l’intitolazione a Indro Montanelli dei Giardini Pubblici di Porta Venezia. “Bisogna ricordarsi una cosa che forse è stata dimenticata: nel 1977 Indro Montanelli, giornalista dei più noti e più letti è stato gambizzato dalla Brigate Rosse – rimarca Cenati -, questo forse viene trascurato. Montanelli ha sbagliato e nessuno lo nega, lui stesso ha fatto retromarcia sulla questione. Queste polemiche non hanno senso. Lo stesso vale per quanto avvenuto a Londra, dove hanno sfregiato la statua di Churchill dimenticando che senza quell’uomo oggi avremmo nazisti da tutte le parti”.

“Anche su Milano si abbatte la furia iconoclasta della sinistra radicale. Era solo questione di tempo, purtroppo e, infatti, oggi l’appello dei Sentinelli al sindaco Sala in cui si chiede la rimozione la statua di Indro Montanelli è puntualmente arrivato. Sono, come Don Chisciotte, tornati alla carica, ma non hanno davvero niente di meglio a cui pensare?” così il Commissario della Lega a Milano Stefano Bolognini, in merito alla richiesta da parte dei Sentinelli di rimuovere la statua di Indro Montanelli, dai giardini di via Palestro. “La Lombardia e Milano – prosegue Bolognini – stanno uscendo da una grave crisi sanitaria e stanno per affrontarne le conseguenze a livello sociale ed economico, ma, in questo momento, la priorità è abbattere la statua di Montanelli. La solita polemica inutile, suggerisco che sarebbe meglio occupare il tempo a cercare soluzioni per i tanti problemi concreti e non a infangare la memoria di un grande giornalista, colpevole di non essere allineato al loro pensiero”. “Auspico – conclude Bolognini – che il sindaco Sala possa leggere, per educazione, la lettera e riporla in un cassetto, un appello del genere non merita neanche risposta per la sua assurdità”.