Rogoredo, primo bilancio dei volontari del ‘bosco della droga’: “Ascolto e parole per aiutare, agganciate finora 150 persone”

Oltre 150 persone ‘agganciate’, sette delle quali hanno già intrapreso un percorso di avvio alla disintossicazione. E’ il primo feedback del ‘Progetto Rogoredo’, l’iniziativa portata avanti da un ‘cartello’ di comunità terapeutiche patrocinate e sostenute dal Municipio 4 di Milano, che rientra nel più ampio lavoro coordinato dalla Prefettura sul cosiddetto ‘boschetto della droga’. Le associazioni si sono riunite oggi per un primo bilancio e il racconto delle azioni intraprese per un supporto ai frequentatori del bosco, tossicodipendenti, fatto di aiuto materiale, ma soprattutto rapporti umani e parole che possono aiutare una persona caduta nel “tunnel della droga” a rialzarsi e trovare un’alternativa. All’incontro, insieme al presidente del Municipio 4, Paolo Guido Bassi, numerose comunità terapeutiche tra cui Fondazione Eris, Associazione il Gabbiano Onlus, Cooperativa Promozione Umana, Cooperativa Casa del Giovane, Fondazione Exodus, Associazione Kyros , Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta e i numerosi volontari coordinati da don Alessandro Maraschi. “Inutile nascondersi. A Milano abbiamo un problema che si chiama ritorno dell’eroina”, ha detto Bassi. “Bisogna offrire delle risposte a questo fenomeno e io credo che, quanto sperimentato qui, sia un ottimo punto di partenza”.
Da una decina di giorni a questa parte i volontari si ritrovano ogni giorno all’ingresso del bosco di Rogoredo con un piccolo stand: alcune sedie e un tavolo, sufficienti per essere un primo punto di appoggio e di sostegno per chi è in cerca di aiuto. “Portiamo qui brioche, torte, scarpe e vestiti”, spiega Francesca, volontaria CISOM (Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta). “Un modo di approcciare questi ragazzi, parlare con loro e cercare di aiutarli”. E i risultati ottenuti in questi primi giorni sono incoraggianti: oltre 150 persone “agganciate”, sette delle quali hanno accettato di intraprendere un percorso di disintossicazione che dovrebbe poi proseguire presso comunità, appartamenti protetti e dormitori specifici. “Siamo qui per aiutare e non per giudicare”, le parole di Massimiliano, volontario dell’Associazione Kyros, hanno un valore particolare dal momento che lui stesso, in passato, è dovuto venire spesso qui nel “parchetto della droga” a cercare il fratello tossicodipendente. “La gente etichetta queste persone come tossicodipendenti, persone da buttare, mentre in realtà molti hanno alle spalle storie di sofferenza e non è facile confrontarsi con loro”. “Sono orgoglioso di questo progetto e ringrazio di cuore tutti quelli che ci stanno lavorando”, aggiunge il Presidente Bassi. Due anni fa, all’inizio del mio mandato – ricorda – non c’era nulla e di Rogoredo si parlava solo quando i residenti scendevano, giustamente, in piazza. Anche io ho manifestato con loro, ma alla legittima protesta ho subito unito la proposta. Dopo tanto impegno, grazie al coinvolgimento trasversale di istituzioni, associazioni, cittadini, siamo riusciti a ottenere un maggiore presidio delle forze dell’ordine, l’avvio di questo progetto e una più ampia attenzione sulla situazione di questa parte della città. Non vogliamo – conclude Bassi – che Rogoredo sia un posto dove ci si droga in maniera più pulita, vogliamo che lì non si spaccino e non si consumino più sostanze illegali e che chi è caduto nel ‘tunnel’ possa avere un’opportunità di uscirne e tornare alla vita”.