Sulla vicenda della Sea Watch “stiamo andando a prendere la questione dalla coda e non dalla testa. Purtroppo è così. Penso che oggi non si sia in condizioni di dire in Italia ‘liberi tutti, dentro tutti’. Ma se poi si arriva a situazioni come questa, credo che ci sia un livello di disumanità che non è degli italiani.” Così il sindaco Giuseppe Sala, a margine della festa per i 25 anni della ong Emergency al Teatro Dal Verme. “La formula è difficile e va risolta a livello europeo e vedo tanti paesi che si stanno girando dall’altra parte. Anche paesi che, chi ci governa presume più vicini a noi stessi. Però quando si arriva a questi punti si è veramente andati oltre, perché obiettivamente quelli rischiano la vita. Per cui trovo veramente disdicevole che ce la si prenda con 40 persone.” Sul fatto se sia giusto che la capitana dell’imbarcazione Carola Rakete abbia disobbedito alla legge il sindaco ha aggiunto “In questo caso la capitana l’ha fatto per salvare delle vite umane. Noi siamo abituati a fare di singole perone degli eroi e dopo tre settimane ce ne dimentichiamo. Quindi non elaborerei tanto sulla capitana, che ha fatto quello che riteneva di fare, che ha fatto il suo dovere e che si è presa i suoi rischi. Ma ciò deve portare a una riflessione. Ne parlavo a ieri con il ministro degli Esteri Moavero, che tra l’altro ha pubblicamente dichiarato che i porti libici non sono sicuri. Per cui, vedete, si può continuamente essere di lotta e di governo, dire tutto e il contrario di tutto, ma le cose non vengono risolte. Però i problemi sono lì da vedere. I porti libici non sono sicuri e la Libia in tante realtà è veramente un lager dove ne succedono di ogni, come abbiamo visto anche raccogliendo voci da chi è arrivato a Milano.”