Gli inconfondibili occhiali e il papillon sul feretro, il saluto di Milano a Philippe Daverio alla Pinacoteca di Brera

La camera ardente alla Pinacoteca di Brera (Foto Mianews)

La camera ardente di Philippe Daverio, lo storico dell’arte, saggista e divulgatore, scomparso ieri, è stata aperta alle 9.30 all’interno della sala della Passione della Pinacoteca di Brera. Il carro funebre con il feretro è arrivato seguito dall’automobile con la moglie Elena Gregori. “Quanto abbiamo litigato… però tutte queste persone ingombranti mancano molto. È il caso di dire che non ho parole. Penso sarà contento, gli piaceva che la folla lo amasse. Era un uomo speciale, una sensibilità al di là del normale, era molto generoso. Lui aveva ancora tantissimi progetti, penso non se lo aspettasse neanche lui” ha commentato. Presente ad accogliere il feretro e le numerose persone già in fila dalle prime ore della mattina anche il direttore della Pinacoteca di Brera, James Bradburne: “Pur non essendo milanese, lui rappresentava il cuore di Milano. Mi ha aiutato a scoprire questa città” ha detto il direttore ricordando Daverio.

Sul feretro, la vedova di Philippe Daverio ha posizionato gli occhiali del critico d’arte, un papillon, la decorazione della legione d’onore e una rosa rossa. Il direttore della Pinacoteca di Brera James Bradburne ha invece ripercorso l’inizio della sua amicizia con Daverio. “Conoscevo Philippe già quando ero direttore del Palazzo Strozzi a Firenze. Era venuto a vedere tutte le mostre che avevamo organizzato”, ha raccontato. “Quando sono stato nominato per Brera, sulla stampa aveva scritto male di me. Mi aveva sconvolto dicendo che avevo diretto bene a Firenze, però non sapeva se avessi l’esperienza di gestire i sindacati, la burocrazia e la politica italiana – ha raccontato -. Allora io lo chiamai subito e andammo a mangiare assieme, gli raccontai cosa pensassi e in quel momento abbiamo stretto un’amicizia immediata. Lui è sempre stato un mio sostenitore e mi ha fatto conoscere Milano quando sono arrivato e ancora non conoscevo i ritmi e le memorie di questa città” ha concluso.