Scuola, il sindacalista Aboubakar Soumahoro al liceo Vittorio Veneto occupato: “Stiamo ipotecando futuro, senza cultura non c’è vita”

Foto Coordinamento Collettivi studenteschi

A sorpresa, davanti al liceo Vittorio Veneto, occupato stamani da un gruppo di studenti per protesta contro la chiusura delle scuole, il sindacalista Aboubakar Soumahoro. Lo fa sapere il coordinamento dei collettivi studenteschi. Noto per l’impegno per i diritti dei braccianti, Soumahoro, invitato al presidio dal comitato Priorità alla Scuola, ha preso la parola nel corso del presidio organizzato davanti all’istituto dove prosegue l’occupazione che gli studenti intendono portare avanti anche stanotte.

“Qui c’e’ il Paese reale che ci permettera’ di rialzarci perche’ senza cultura non c’e’ vita, senza scuola non c’e’ futuro e senza una cultura della generosita’ della solidarietà, della liberta’ dell’altruismo dell’abnegazione noi non riusciremo ad alzarci perche’ siamo stati messi in ginocchio non solo dalla pandemia, ma per l’assenza di una politica capace di accompagnare la scuola in quanto pilastro della nostra comunità”. Così il sindacalista Aboubakar Soumahoro nel suo intervento al presidio davanti al liceo Vittorio Veneto occupato di via De Vincenti dove il sindacalista e’ giunto su invito del comitato Priorità alla Scuola. “Parlare di futuro vuol dire guardare in faccia il presente – ha aggiunto -. Se non si riesce a dare risposte al presente, ai bisogni e alle sofferenze, vuole dire che noi stiamo ipotecando il futuro. Vogliamo diritto alla salute, ma insieme vogliamo la possibilita’ di sognare, di non smettete di sognare; non smettiamo di sognare e di avere il diritto di immaginare un’altra dimensione di societa’ che non sia quella ridotta dalla bulimia dell’amore per il potere e non il potere dell’amore per liberarci”. Tra gli applausi, Soumahoro ha detto ancora: “Il diritto al sapere non puo’ prescindete dal diritto alla mobilita’, dal diritto a vivere dove si possa respirare un’aria sana, dal diritto dei nostri genitori di poter lavorare” e non vivere “frustrazioni e umiliazioni”. Infine l’appello a “tornare a costruire l’idea di comunità”.