Welfare, nasce la rete di associazioni “Una Milano che difende” per chiedere un “cambio di passo” e più partecipazione

L'avvio della campagna vaccini per migranti e senzatetto alla Casa della Carità (Foto Mianews)

“Il Terzo Settore lancia un allarme. Non siamo assistenzialisti che riparano le emergenze ma portatori di bene pubblico, capaci di essere un vero soggetto politico. E per questo motivo vogliamo essere coinvolti attivamente dalle istituzioni, tramite una coprogettazione seria. Se si fanno grandi appalti le piccole realtà, che sono quelle più a contatto con il territorio e ne conoscono maggiormente i bisogni, vengono tagliate fuori. Abbiamo invece bisogno di fondi, progettazione, continuità e innovazione. Basta logiche prestazionistiche legate a grandi soggetti no profit: serve un sistema chiaro di monitoraggio dei risultati dei bandi e la verifica dei rendiconti”. Così don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, durante la presentazione a Palazzo Marino di ‘Una Milano che difende’, il tavolo formato da Mamme a scuola, Cooperativa Comin, Associazione Famiglie Sindrome di Williams, Soleterre, Associazione il Balzo, ARCI, Fondazione Arché, Casa della Carità, Cooperativa Zero5, Lo Scrigno, tutte associazioni che da oltre un anno hanno raccolto l’invito di Libera Milano a ritrovarsi e confrontarsi, condividendo “la consapevolezza che dopo la pandemia non sia possibile tornare a operare come prima’ e che chiede ‘un cambio di passo nelle relazioni tra Terzo Settore e istituzioni pubbliche, prima fra tutti il Comune di Milano, oltre a lanciare l’allarme sul rischio di contaminazioni di mafie e corruzione legato ai fondi del PNRR in arrivo nel capoluogo lombardo”.
Alla conferenza stampa, tenutasi a palazzo Marino, oltre a don Colmegna hanno partecipato Lucilla Andreucci, referente del Coordinamento di Libera Milano, Valentina Valfrè, responsabile programma internazionale Work IS Progress – Soleterre e Rosario Pantaleo, consigliere comunale Pd e presidente della Commissione Antimafia del Comune.
‘Una Milano che difende’ sottolinea inoltre la necessità di costruire un sistema di welfare civico più partecipato. La pandemia, infatti, ha fatto emergere la diffusa difficoltà di accesso a diritti e servizi soprattutto per le fasce più deboli della cittadinanza. – spiegano i promotori – Occorre quindi uscire dalla logica del “progettificio’, che tra le sue conseguenze ha anche quella di rendere precari gli operatori sociali, creando una stortura interna al settore – avviando veri percorsi di coprogettazione, ai sensi del decreto N.72 del 31 marzo 2021, che definisce le Linee Guida sul rapporto tra Pubbliche Amministrazioni ed Enti del Terzo Settore e che stabilisce che le pubbliche amministrazioni devono “assicurare il coinvolgimento attivo degli enti del Terzo Settore nell’esercizio delle proprie funzioni di programmazione e organizzazione a livello territoriale degli interventi e dei servizi nei settori di attività di interesse generale”. Alla conferenza stampa è intervenuto anche l’assessore ala Welfare del Comune Lamberto Bertolè.
“La pandemia ha introdotto nuovi bisogni sociali ma, al tempo stesso, ha amplificato la necessità di avere una rete di associazioni locali che creino coesione sociale – ha spiegato Bertolè -. Come Amministrazione comunale abbiamo il dovere di attuare un cambio di paradigma. Durante la pandemia, ci sono state meno difficoltà dove queste reti erano più forti: abbiamo il dovere renderle capillari e rinforzare l’alleanza tra associazioni e Pubblica Amministrazione”. Sulla preoccupazione connessa al rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nelle gestioni delle emergenze è intervenuto Rosario Panteleo. “Le povertà che aumentano, a causa della pandemia e della guerra, rendono la parte più fragile della comunità più soggetta alle infiltrazioni mafiose. – ha sottolineato Pantaleo – Sul PNRR già da tanto ci sono delle intenzioni da parte delle organizzazioni criminali. Abbiamo bisogno di spendere ogni euro nel modo migliore. In questo momento il Comune di Milano ha un vuoto di 200 milioni di euro. Questo porta tensione sociale ed è la situazione propizia per organizzazioni criminali. Il Decreto del Terzo Settore spiega come si può fare per spendere meglio e organizzare una politica di continuità che non si ferma solamente a un bando”.
“Una Milano che difende ha iniziato a incontrarsi nel pieno della pandemia, quando chi lavorava sui territori vedeva la sofferenza e sentiva la responsabilità – ha detto Valentina Valfrè, di Soleterre -. È evidente la necessità di un welfare che crei soluzioni concrete, pensate specificatamente per ogni territorio. Il Decreto 72 del 2021 definisce le linee guida del Terzo Settore: parla di sussidiarietà orizzontale e sottolinea l’importanza di una coprogettazione delle istituzioni con il Terzo Settore. I bandi per gli appalti vedono la partecipazione di grandi realtà no profit che hanno perso contatto con i territori, mentre le realtà più piccole sono escluse. Vogliamo proporre un cambio di procedure dei bandi e delle gare di appalto, superare la logica che porta i diversi enti a competere per le scarse risorse invece di collaborare per superare i problemi del territorio. Basta con progetti che durano uno o due anni e che non permettono l’innovazione portata avanti nel tempo. Come si vede questo cambio di passo? Attraverso una verifica dell’impatto effettivo”, ha concluso Valfrè.