Piazza Fontana, commemorazione a 53 anni dalla strage. Sala: “Milano indignata. E quell’indignazione è il muro più inscalfibile che la strage ha eretto”.

“Sono 53 anni che l’Italia è indignata, che Milano è indignata. E quell’indignazione è il muro più inscalfibile che la strage di Piazza Fontana ha eretto”: così il sindaco Giuseppe Sala durante il suo intervento alla commemorazione dell’anniversario della strage di Piazza Fontana, accaduta il 12 dicembre 1969.

“La strage di Piazza Fontana è la madre di tutte le sue sorelle – ha sottolineato Sala – genera altre stragi a lei sorelle, se non nelle modalità, sicuramente nell’impossibilità di stabilire con piena certezza le responsabilità, i colpevoli, i mandanti, gli esecutori materiali. Credo che tutti noi che ci siamo riuniti qui, dal primo all’ultimo, riteniamo una vergogna, storica e civile, che più di 50 anni dopo i fatti un’intera nazione sia costretta a dire come fece Pasolini ‘Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969’ e in realtà non poterli pronunciare, quei nomi. Perché la palude della storia, anche giudiziaria, ha impedito a tutti di condannarli e ha promosso la sopravvivenza non della memoria, ma dell’indignazione”. “Se non c’è sentimento, celebrare la memoria è un esercizio vuoto, è pura retorica. Ma io sfido chiunque a venire qui, sempre in questo luogo, il 12 dicembre di qualsiasi anno, e a dire che si sta facendo un esercizio retorico”, ha aggiunto il sindaco.

Nel suo discorso il sindaco ha ricordato anche i funerali delle vittime della strage: “Mi capita talvolta di andare su YouTube a rivedermi le immagini incredibili dei funerali per i morti della strage, il 15 dicembre 1969, a tre giorni dall’attentato. Dovremmo celebrarli con una cerimonia apposita, ogni anno, ma forse li celebriamo sempre: il 12 dicembre onoriamo la memoria dei morti, ma anche la reazione dei vivi – ha detto -. C’è da rimanere attoniti a guardare le immagini sfocate, in bianco e nero, di quei funerali, 300mila persone a ridosso del sagrato del Duomo, in un silenzio impressionante. Gli sguardi, pieni di indignazione e di dignità, delle donne e degli uomini, di qualsiasi ceto sociale, di ogni età e provenienza. Quei funerali hanno contribuito in maniera significativa a salvare la democrazia nel nostro Paese”.

L’intervento del sindaco è stato interrotto da un gruppo di antagonisti che davanti alla Banca dell’Agricoltura hanno interrotto il suo discorso con urla e slogan per denunciare il regime di 41 bis applicato in carcere all’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame dal 20 di ottobre, a cui è stato applicato il cosiddetto ‘carcere duro’ per aver piazzato, tra il 2 e il 3 giugno del 2006, due ordigni a basso potenziale presso la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, la cui esplosione non causò vittime.

Il sindaco ha così commentato la contestazione: “Come tutti gli anni, un po’ c’è da aspettarselo ma comunque il senso dell’essere qua non è toccato per niente da qualche contestazione. Siamo qua soprattutto per i familiari delle vittime e per ribadire che giustizia alla fine non è stata fatta, ma Milano c’è e questa pagina dolorosa della nostra città e del nostro Paese è stata anche virtuosa per quello che è successo dopo. Con 300 mila persone ai funerali in piazza Duomo e questa voglia della nostra città, medaglia d’oro della Resistenza, di ribadire da che parte stiamo”.

Sala ha poi commentato l’assenza di altre figure istituzionali alla commemorazione: “Succede, ma non viene mai meno il dovere che Milano si sente e che in questi momenti viene espresso con grande forza da tutti i cittadini”, ha detto.