Padri gay, la maggioranza “si spacca” sulla trascrizione: “Tema va discusso in consiglio comunale”

Polemiche in consiglio comunale sul tema della trascrizione all’anagrafe dei due padri gay di una bambina nata negli Usa, tema sollevato nelle scorse settimane da una sentenza del tribunale. Il sindaco Giuseppe Sala – dopo che il Comune si era riservato in un primo tempo, da qui il ricorso dei due padri gay – avevo spiegato che il tema sarebbe stato portato all’attenzione della giunta. Il consigliere della lista Sala, Enrico Marcora, però, oggi in consiglio comunale si è dissociato dal primo cittadino: “Ritengo che sia giusto che un tema così delicato sia dibattuto all’interno dell’aula del Consiglio Comunale di Milano, e che ciascun Consigliere, secondo la propria sensibilità possa esporre il proprio parere e votare responsabilmente una posizione politica su questo tema”, ha detto nel corso degli interventi liberi.

Una posizione appoggiata, tra i consiglieri di maggioranza, anche da Elisabetta Strada e Marco Fumagalli (lista Sala), Roberta Osculati (Pd) e condivisa dai colleghi di opposizione Luigi Amicone e Alessandro De Chirico (Fi) e Matteo Forte (Milano popolare). Insieme, hanno presentato una richiesta per una serie di audizioni in commissione congiunta Stato civile e Affari istituzionali “perché il Consiglio (e non la giunta o il sindaco) discuta e decida sulla richiesta di trascrizione di un bambino come figlio di due uomini all’anagrafe cittadina”, spiega Matteo Forte. Per il capogruppo della Lega, Alessandro Morelli, “Sala cerca di nascondere nel salotto radical chic della giunta la trascrizione anagrafica di un bimbo da parte di due uomini cancellando la discussione pubblica su una questione etica di profilo altissimo. Il sindaco – prosegue Morelli – ha cercato di nascondere questa discussione sapendo che è passata la moda del politicamente corretto per cui chi è organizzato e si lamenta (gli adulti) prevarica il diritto di chi non può scegliere (il bimbo) ma questa volta una sommossa etica è partita dal Consiglio Comunale per far conoscere alla città quanto i salotti volevano nascondere”. Netta invece la posizione di Milano Progressista che con Anita Pirovano afferma: “Un malcostume piuttosto diffuso è quello di apostrofare questioni come eticamente sensibili e nel mentre sentirsi liberi di utilizzare la propria visione del mondo come una verità assoluta e farne arma di battaglia politica senza scrupoli né pudore. Niente di più e niente di meno è accaduto oggi in aula, protagonisti alcuni consiglieri di Pd e lista Sala. Quello che veramente ci preoccupa è che a farne le spese non siano il sindaco o la coesione della maggioranza ma le persone in carne ed ossa che aspettano da troppo tempo di vedere riconosciuti i propri diritti e le proprie famiglie”.

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