Discorso alla Città, Delpini in Sant’Ambrogio: la Costituzione come “metodo” e “visione”

“L’emozione non è un male, ma non è una ragione”. Si sviluppa intorno a questo concetto, applicato dai rapporti tra persone nella vita quotidiana, agli sportelli della pubblica amministrazione, nel dibattito politico e nelle procedure burocratiche a cui sono sottoposti imprenditori e operatori del sociale, il Discorso alla Città dell’arcivescovo Mario Delpini, intitolato “Autorizzati a pensare. Visione e ragione per il bene comune”, pronunciato questa sera in Sant’Ambrogio. Una riflessione in cui l’arcivescovo sottolinea l’importanza di costruire una convivenza civile, con il contributo di tutti, di “università e istituzioni culturali” chiamate a elaborare un “pensiero politico, sociale, economico, culturale che superando gli ambiti troppo isolati delle singole discipline possa aiutare a leggere il presente e a immaginare il futuro”. Lo sforzo, per Delpini, è quindi quello da un lato di “evitare di ridurci a cercare un capro espiatorio” – e in questo senso l’arcivescovo cita i migranti -; dall’altro lo sforzo è per “una visione di futuro” che accomuni, fondata sulla “convivenza di popoli” per rimettere in moto “il cantiere europeo”. Agli amministratori è chiesto “realismo” e di sfuggire agli “indici di gradimento”. Delpini si rivolge ai “protagonisti pensosi” della città e tra i richiami pone “la conoscenza della Costituzione della Repubblica Italiana” che per l’arcivescovo è un punto di partenza che può ispirare una visione di società comune a tutti gli abitanti del nostro territorio”, un testo che indica un “metodo di lavoro” e una visione al punto che, nel suo discorso, Delpini chiede: “Non si potrebbe prendere l’abitudine di aprire ogni consiglio comunale con la lettura e il commento di qualche articolo della prima parte della Costituzione?”.

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