Inter-Napoli, San Siro per due giornate a porte chiuse per i cori razzisti. Il club: “Inclusione e rispetto, chi non lo comprende non è uno di noi”

Obbligo di disputare due gare prive di spettatori a San Siro e un’ulteriore gara con il settore “secondo anello verde privo di spettatori”. Sono le decisioni assunte dal giudice sportivo nei confronti dell’Inter, e comunicate dalla Lega di Serie A, dopo Inter-Napoli. Le decisioni sono state assunte per i “cori insultanti di matrice territoriale, reiterati per tutta la durata della gara nei confronti dei sostenitori della squadra avversaria, proveniente dalla grande maggioranza dei tifosi assiepati nel settore indicato e percepiti anche in tutto l’impianto”, nonché per “coro denigratorio nei confronti del calciatori del Napoli Koulibaly”.

Sulla vicenda interviene su Instagram anche il capitano dell’Inter, Mauro Icardi: “Sono deluso da quello che è successo ieri a San Siro. Diciamo basta al razzismo e la discriminazione”, il suo messaggio insieme a una foto in campo con Koulibaly.

In serata prende posizione anche l’Inter, con un comunicato ufficiale: “Dal 9 marzo del 1908 Inter significa integrazione, accoglienza e futuro. La storia di Milano è fatta di questo, di inclusione e di rispetto. Assieme alla nostra città noi lottiamo da sempre per un futuro senza discriminazioni. Ci impegniamo nel territorio facendoci portavoce di questi valori che sono da sempre un vanto per il nostro Club”, si legge nel testo “in relazione ai fatti accaduti durante la partita Inter-Napoli di ieri e alla conseguente decisione assunta dal giudice sportivo della Lega Nazionale di Serie A”. “L’Inter – si legge ancora nel comunicato – è presente in 29 paesi del mondo, dalla Cambogia alla Colombia, dove oltre diecimila bambini sono coinvolti nel progetto Inter Campus, che ha l’obiettivo di restituire loro il diritto al gioco in contesti delicati, attività la cui importanza è stata riconosciuta anche dall’ONU.
Da quando una notte di 110 anni fa i nostri fondatori hanno messo la firma su quello che sarebbe stato il nostro percorso, noi abbiamo detto no ad ogni forma di discriminazione. Per questo – conclude il club – ci sentiamo in dovere oggi, una volta di più, di affermare che chi non dovesse comprendere e accettare la nostra storia, questa storia, non è uno di noi”.

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