Scoperto maxi traffico illecito di rifiuti dalla Campania: le indagini partite dall’incendio nel deposito della Bovisasca

Il capannone di via Chiasserini stamane (Foto Mianews)

Un volume di rifiuti da 37mila tonnellate sufficiente per riempire un intero campo da calcio fino a un’altezza di 5 metri. Queste le dimensioni del traffico di rifiuti che ha portato a emettere un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 15 persone (8 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 3 con obbligo di dimora nel comune di residenza) responsabili, a vario titolo, di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti. Un traffico il cui valore è stimato superiore al milione di euro e che coinvolgeva, oltre al sito di via Chiasserini a Milano, dove lo scorso 14 ottobre 2018 si è sviluppato il vasto incendio da cui hanno preso avvio le indagini, anche altri tre siti a Lodi, Verona e Fossalta di Piave, in provincia di Venezia.
Secondo le indagini guidate dalla dott.ssa Dolci, procuratore aggiunto, gli indagati legati alla IPB Italia Srl, che aveva in gestione il sito di via Chiasserini, e ad altre società coinvolte, si occupavano principalmente di rifiuti provenienti dall’area campana (Napoli e Salerno) che potevano garantire un guadagno di 130/170 euro a tonnellata.

“Venenum” è il nome dato all’operazione della Squadra Mobile che ha stroncato un sodalizio criminale dedito allo stoccaggio e al traffico illecito di rifiuti in diverse regioni del nord Italia. La struttura dell’organizzazione, che comprendeva diverse società e al cui vertice era posto Aldo B., 56 anni, amministratore di fatto della IPB Italia Srl, tramite diversi intermediari si procurava rifiuti da aziende e comuni, principalmente dell’area campana, che poi venivano accumulati in capannoni affittati da società terze e prestanome, invece di essere regolarmente smaltiti secondo le norme di legge. Un traffico di rifiuti che ha raggiunto il volume di 37mila tonnellate, di cui circa la metà (13mila tonnellate) sono bruciate nell’incendio di via Chiasserini liberando nell’aria fumi potenzialmente tossici e facendo scattare l’allarme diossina.
Alcuni dei soggetti raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare avevano precedenti specifici per traffico e gestione non autorizzata di rifiuti.L’attività illecita di trasporto e stoccaggio all’interno dei capannoni veniva opportunamente celata grazie alla compilazione di falsi Fir (Formulario Identificativo Rifiuti) che, in caso di controlli lungo il tragitto, indicavano destinazioni lecite. Tutta documentazione che gli indagati hanno cercato di occultare o distruggere prima dell’arresto. Le ordinanze di custodia cautelare sono state accompagnate anche dal sequestro preventivo alla IPB Italia Srl della somma di un milione e 86 mila euro, identificata come profitto illecito del traffico di rifiuti, dal sequestro del 100% del capitale sociale delle società coinvolte e dalla confisca di 13 mezzi pesanti utilizzati nelle operazioni illecite.