“È una ferita comune per tutta l’Europa. Sto pensando a come esprimere la solidarietà alla Chiesa francese e alla città di Parigi. Un simbolo che brucia è un lutto per tutti: questo rogo ha colpito un simbolo religioso, della storia, il luogo di convergenza di una civiltà. C’è solo da soffrire con chi si sente particolarmente coinvolto e assicurare quella solidarietà che guarda al futuro e che spera di avere Notre Dame come luogo di preghiera”. Così l’arcivescovo Mario Delpini, a margine della cerimonia al Campo della Gloria, sul rogo di Notre Dame. “Non solo i cattolici piangono: è uno spettacolo impressionante, che ha intaccato un’immagine in cui tutti si riconoscono e che tutti riconoscono essere un patrimonio condiviso – ha proseguito Delpini – Per questo siamo tutti addolorati e impressionati e col cuore sospeso. Spero che si metta mano alla ricostruzione e a recuperare questo luogo di storia e di preghiera per quello che sarà possibile. Perché il fuoco distrugge in maniera irreparabile e quindi penso che ricostruzione voglia dire ricominciare a costruire la civiltà che ha generato Notre Dame – ha detto ancora l’arcivescovo -. Qualcosa di irreparabile c’è e ha rappresentato il seme di una speranza che noi cristiani riteniamo invincibile, perché fondata sul fatto che dal male possa nascere il bene, dalla morte può uscire la vita. Come si sa questa chiesa appartiene allo Stato ed è responsabilità del Governo custodire i monumenti, farne manutenzione, in Francia mi pare che sia così. Tanto più che i cittadini contribuiscono, soprattutto quelli cattolici”.
L’arcivescovo ha quindi risposto a chi gli chiedeva se il Duomo potesse correre rischi simili: “Il Duomo è costruito in un’altra maniera: non mi pare ci siano rischi di questo genere. Credo che tocchi agli ingegneri e agli addetti alla prevenzione vedere le cose che succedono ma non mi pare che ci siano rischi di questo genere a Milano.”
Il giorno dopo il rogo di Notre Dame e le reazioni di “partecipazione e sgomento” per quanto accaduto mostrano come “nella grande fatica e impegno” per conservare questi monumenti “ci sono le nostre radici”, come se l’Europa fosse nata all’ombra delle proprie cattedrali, lì abbiamo imparato a faticare e tenere in piedi queste scommesse create dai nostri antenati”. È la riflessione dell’ingegnere Francesco Canali, che si occupa di dirigere i cantieri della Veneranda Fabbrica del Duomo, formulata in un video sulla pagina facebook del Duomo di Milano con cui la Veneranda Fabbrica ha voluto sottolineare l’importanza del lavoro di cura e manutenzione delle grandi cattedrali d’Europa, un lavoro faticoso, sottolinea Canali, ma che “riempie di orgoglio”. il Duomo è da anni un cantiere a cielo aperto, 18 quelli aperti in particolare per le guglie,il simbolo e la parte più delicata della cattedrale milanese.