Pd, a Milano e Lombardia “non passa” la linea Renzi: consiglieri e vertici locali bocciano la scissione

Con Renzi “ci sentiamo, ma non credo che avesse mai neanche pensato alla possibilità di coinvolgermi nel suo progetto, credo che mi consideri un interlocutore con cui ragionare, ma non mi ha mai fatto nessuna proposta né mi ha mai chiamato per avvisarmi del suo passo”: lo ha chiarito il sindaco Giuseppe Sala a margine del vertice sulle Olimpiadi a Palazzo Lombardia, parlando del nuovo progetto politico ‘Italia Viva’ di Matteo Renzi e dei suoi contatti con l’ex segretario del PD. Sala ha poi ribadito quanto scritto anche in un post pubblicato su Facebook questa mattina. “Renzi – è tornato a dire il sindaco – era alla ricerca di uno spazio politico che è legittimo non credo che lo spazio liberal democratico appartenga solo a Renzi. Le ragioni politiche non sono semplici da decifrare. Poi c’è una cosa che è una banalità enorme, che pensano tutti e io dico” e cioè che “è chiaro che Renzi sta meglio in una realtà che risponde totalmente a lui piuttosto che in una realtà collaborativa, ma questo è da sempre, fa parte delle caratteristiche dell’individuo”. “Detto ciò – ha concluso il sindaco – Renzi non è certo ai miei occhi il nemico da combattere. E’ qualcuno con cui dialogare. Ci sono convergenze spesso anche di pensiero tra me e Matteo, una cosa che ci divide è questo tipo di attitudine, io preferisco stare in una realtà più comunitaria, ma queste sono caratteristiche individuali”.

IL PD LOCALE “TIENE”. Da Palazzo Marino a palazzo Pirelli. Nei gruppi consiliari e all’interno del partito, la scissione di Matteo Renzi non attecchisce e il Pd si ricompatta intorno alla linea Zingaretti e al governo appena nato.

“Dodici anni fa ho deciso, insieme a tantissime persone, di partecipare alle primarie per la nascita di un nuovo partito riformista, a vocazione maggioritaria, capace di tenere insieme le tante anime del centrosinistra. Un partito con l’ambizione di cambiare il quadro politico e l’Italia, modernizzandola. Il Partito Democratico. La scelta di oggi di Matteo Renzi, e di alcune persone con cui ho condiviso tanta strada, fa male, dal punto di vista politico e anche umano. Perché si, la poltica crea anche amicizie frutto della condivisione di tante battaglie”. Così la segretaria metropolitana del Pd, Silvia Roggiani su Facebook. “La sua è una scelta che rispetto, nella certezza che ci saranno ancora tante battaglie che potremo condividere insieme, e nella speranza che potremo ritrovarci. Oggi come dice Nicola Zingaretti il nostro obiettivo deve continuare a essere dare all’Italia una nuova agenda per ridare speranza e futuro agli italiani. Oggi – conclude – non dobbiamo comunque rinunciare al progetto per cui il Pd è nato e in cui tantissimi credono e ripongono fiducia: un partito plurale, progressista e riformista. Perchè io ne sono convinta: la casa dei tanti che hanno creduto a questo progetto è ancora qui”.

“Questo doveva essere il momento della nostra massima compattezza, come democratici, per influenzare positivamente il nuovo governo. Mi spiace ma non riesco proprio a trovare nulla di innovativo nella ennesima scissione del centrosinistra”. Così il capogruppo del Pd in Comune, Filippo Barberis, sulla decisione di Matteo Renzi di lasciare il Pd.

“Ogni scissione la vedo come una sconfitta per chi esce sia per chi rimane. Poi la politica è fatta così: non ci sono traditori o tradimenti, ma scelte diverse, mi auguro che questa scelta non sia troppo dolorosa per un centrosinistra che deve recuperare credibilità presso i suoi elettori”: così Fabio Pizzul, capogruppo Pd in Consiglio regionale, sulla ‘scissione’ di Matteo Renzi dal Pd, a margine dei lavori al Pirellone. Una scissione, che Pizzul definisce “inopportuna”. “Ora – ha aggiunto rispondendo ad una domanda dei cronisti – ‘cambia’ che ci saranno meno forse tensioni interne, ma anche una maggiore difficoltà a trovare quella pluralità che è necessaria per il partito”. Pizzul ha poi riferito che al momento “non risultano” abbandoni nel gruppo Pd in Consiglio regionale per seguire Renzi mentre più in generale in merito alle dinamiche nel partito in Lombardia ha affermato: “Difficile dirlo adesso, ma vediamo quali saranno le conseguenze. Qualche nome lombardo sicuramente seguirà Renzi, ma credo che sarà più chi seguirà Renzi che dovrà dare delle motivazioni e risposte a elettori che chi rimarrà nel Pd”.

“Credo che sia un grave errore, perché indebolisce il campo di chi crede in un’Italia più giusta e lavora per una svolta e transizione ambientale che è necessaria. A vedere il bicchiere mezzo pieno, può servire come pungolo per il Pd per non perdere la strada originaria di essere un partito fortemente inclusivo e darci anche nella competizione la forza di andare casa per casa, che è il lavoro che dobbiamo fare nei prossimi giorni, senza chiuderci nei palazzi governativi. Un lavoro che faremo”. Così Pietro Bussolati, consigliere regionale Pd ed ex segretario metropolitano, a margine dei lavori al Pirellone commenta la scissione di Matteo Renzi dal partito. In merito alle dichiarazioni di Renzi che motivando la sua decisione ha parlato anche di ‘mancanza di visione di futuro’ nel Pd, Bussolati ha commentanto: “ho letto la sua intervista e non ho trovato dei punti programmatici, delle idee delle battaglie politiche che invece hanno caratterizzato per tanti anni il suo impegno politico. Penso che se ci si siede al tavolo e si ragiona su cosa serve all’Italia si possano trovare” e “molto più che scissioni e la costruzioni di nuovi partiti, servono risposte innovative, non strumenti dell’800, come dice Renzi e ha ragione, ma anche le scissioni mi sembrano strumenti dell’800 per affrontare invece problemi che sono epocali”.