Dagli Stati generali dell’Ingegneria la ‘sfida’ alla politica: competenze e “visione” per le scommesse del futuro

Il presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Milano, Bruno Finzi

Al via la due giorni degli Stati Generali dell’Ingegneria al Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia di via san Vittore sul tema “Da Leonardo alle Olimpiadi”.

“Non amo la definizione di “metodo Milano”. Suona antipatica e ostile rispetto al resto del Paese. Lo abbiamo visto anche recentemente rispetto a un dibattito che ha dimostrato la sua pochezza. Milano non potrà mai fare storia a sé rispetto al resto dell’Italia. Non può essere, non potrà mai essere (ed è bene che non lo sia) una “città stato” proiettata verso l’Europa. Milano dialoga con l’Europa e con le principali città del Continente, ma Milano senza l’Italia non avrebbe la medesima attrattiva. La verità è però davanti agli occhi di tutti. Lo stacco drammatico sempre più evidente tra la nostra città e più in generale la nostra Regione con il resto del Paese non può reggere con potenziali e gravi danni anche per noi. Quello che manca oggi all’Italia è un fattore fondamentale. La politica”, queste le parole pronunciate dal Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Milano Bruno Finzi in apertura degli Stati Generali dell’Ingegneria a Milano aperti oggi presso il Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, evento organizzato dall’Ordine degli Ingegneri di Milano con Politecnico Milano e Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci.
E ancora: “Come professionisti siamo stufi di ascoltare – a livello nazionale – ogni giorno dibattiti sul nulla, proposte inconsistenti, messaggi e slogan buoni solo per confronti sui social fini a se’ stessi. Siamo stanchi di leader politici incapaci di dare una vera visione sul futuro del Paese e di avere il coraggio, sì il coraggio, di andare anche controcorrente. Siamo stufi di vuota demagogia e di mancanza di analisi e di panificazione nel lungo periodo. Siamo stufi di piani e progetti annunciati (come quello sulla messa in sicurezza del Paese) lanciati, promossi e distrutti a ogni cambio di Governo”, continua Finzi.
Ne viene una considerazione: “Si tranquillizzino tutti: gli ingegneri milanesi non scendono in campo, non intendono formare l’ennesimo partito spesso più forza utile al leader di turno che al crescere di una coscienza politica del Paese. Quello che vogliamo però è contare sempre più anche e soprattutto rispetto alle decisioni strategiche che questo Paese deve prendere. L’Italia deve adottare quanto a Milano e in Lombardia si è già fatto. Il tavolo di “C’è Milano da fare” che vede protagonisti gli Ordini, il mondo produttivo, le cooperative e i costruttori non è un luogo di consociativismo d’antan. Non è una stanza di compensazione tra “poteri”. E’ invece il fattivo e costruttivo rapporto tra la politica (chiamata a decidere) e chi vive la realtà professionale, che opera quotidianamente e che con il fare cambia il volto della città. Ognuno mantiene il proprio ruolo preciso e distinto, ma l’uno è alimento dell’altro. E’ tanto difficile riproporre questo metodo anche a livello nazionale? E’ mai possibile che ogni vera riforma di questo Paese resti al palo per una politica incapace di prendere una decisione anche e soprattutto a causa di leader incolori o, al contrario, demagoghi? E’ un’autocritica che riguarda anche il nostro mondo ingegneristico. Ci augureremmo che a livello nazionale chi ci rappresenta colga l’esempio di Milano per spronare le istituzioni nazionali a fare un salto di qualità”.

“Il compito dell’ingegneria – ha detto il rettore del Politecnico Ferruccio Resta durante il suo intervento – non è realizzare i congegni ma dare risposte alle grandi sfide che abbiamo davanti, l’invecchiamento, la sostenibilità ambientale, la transizione energetica coniugando le due caratteristiche del nostro Paese, arte e ingegneria, bellezza e tecnologia sul modello di Leonardo”.  “È difficile, in un momento in cui alle grandi situazioni complesse stiamo cercando di rispondere con una logica binaria – ha continuato Resta -. Dobbiamo gestire un problema complesso con strumenti complessi, la logica binaria non è giusta per andare avanti. Al Politecnico riteniamo che il compito dell’ingegneria sia come l’uomo vitruviano di Leonardo, fare sviluppo rimettendo la persona al centro”.