Gli effetti del coronavirus sul ‘brand’ Milano potrebbero essere ininfluente, anzi, ,“se il comportamento della città si mostrerà pragmatico, generoso e assennato, e se non si formerà uno specifico persistente sciacallaggio (che abbiamo visto altre volte nei confronti dell’Italia) o ingiustificate ritorsioni (che qualcuno potrebbe immaginare contro il nord Italia sospettato di razzismo), questa vicenda porterà qualche zero virgola in più all’immagine della città”. E’ la riflessione di Stefano Rolando, direttore scientifico dell’Osservatorio sulla comunicazione pubblica e il public branding dell’Universita IULM di Milano.
Mianews ha chiesto a Rolando – giornalista, docente universitario, comunicatore e presidente del Comitato Brand Milano dal 2012 al 2016, poi trasformato in Associazione Brand Milano, di cui ha avuto la responsabilità operativa e scientifica presso la Fondazione Triennale fino al 2018 – come l’emergenza di questi giorni, con l’ordinanza che ha “chiuso” Milano, possa condizionare l’immagine della città, tra i ‘brand’ più importanti del nostro Paese. La prima considerazione, spiega, è che “il ‘brand’, inteso come evoluzione identitaria e di immagine comporta processi lunghi, per alcuni versi lunghissimi. La seconda è che la pandemia per ora virtuale ha carattere planetario e non ci sono ragioni di scatenamento su uno solo dei tanti punti critici, neppure il più critico. Anzi – commenta Rolando -, se il comportamento della città si mostrerà pragmatico, generoso e assennato, e se non si formerà uno specifico persistente sciacallaggio (che abbiamo visto altre volte nei confronti dell’Italia) o ingiustificate ritorsioni (che qualcuno potrebbe immaginare contro il nord Italia sospettato di razzismo), questa vicenda porterà qualche zero virgola in più all’immagine della città”.
Nella sua analisi, Rolando aggiunge: “Partiamo dall’inquadramento di metodo fatto dal sindaco Sala:”Le ordinanze non si discutono, si eseguono”. C’è una sfumatura critica, d’accordo, ma c’è anche un principio di sana e responsabile cultura dell’emergenza. In questi casi filiera corta, cortissima. Ma occhi aperti per il giusto adattamento. Poi c’è il “cigno nero”. Cioè il tracciato del destino, che magari va diversamente dalle intenzioni dei decisori. Il rinvio di due mesi del Salone del Mobile, può sembrare uno di questi casi. Ma in realtà la cifra del -0,2% sul PIL nazionale è girata quasi subito. Dunque il rischio economico è stato subito chiaro. Ora per ora – aggiunge Rolando – la cifra si gonfia. Ma a fronte delle disdette turistiche in Italia del 40% che sta colpendo tutto il paese non solo le zone contagiate, anche un provvedimento di spostamento di eventi assume il suo senso. Ora, provata la strana sensazione di un coprifuoco magari esagerato, i milanesi non saranno cocciuti per principio. Se il governo – come appare dalle dichiarazioni del Ministro Gualtieri – dopo questa prima settimana di black out generale modulerà i provvedimenti facendo più distinzioni, il principio di autocenservazione della città mostrerà i suoi argomenti per favorire il ritorno alla normalità”.