Coronavirus, prime visite dei famigliari ai parenti ospitati al Trivulzio

L'iniziativa organizzata dal Comitato Verità e Giustizia per le vittime del Trivulzio il 22 maggio (Foto Mianews)

E’ iniziata oggi la fase sperimentale – che durerà 10 giorni – di visite ai parenti degenti all’interno del Pio Albergo Trivulzio.
Dopo mesi di sofferenze, alle ore 10 i primi due famigliari sono entrati all’interno del Pat per incontrare i loro parenti.
“Questa mattina ci ho tenuto ad essere davanti al Trivulzio in rappresentanza della nostra associazione Felicita – racconta il vicepresidente del Comitato Verità e Giustizia per le vittime del Pio Albergo Trivulzio, Fabio Scottà -. Il 12 giugno avevamo avuto un incontro con il prefetto di Milano Renato Saccone, oggi ci rendiamo conto che siamo stati ascoltati. Siamo molto sodisfatti e lo ringraziamo per aver capito cosa abbiamo passato”.
Lo scorso 16 giugno, a due mesi dalla costituzione del comitato spontaneo gli associati hanno deciso di dar luce all’associazione Felicita “per allargare l’iniziativa a tutti i parenti delle rsa lombarde” aveva spiegato il presidente Alessandro Azzoni.
“Chiedevamo da molto tempo la possibilità di incontrare i nostri partenti – continua Scottà – ma prima ci dicevano che non era assolutamente possibile riaprire. Questo, ci auguriamo sia un primo spiraglio verso il ritorno al contatto diretto tra i parenti e gli ospiti all’interno della struttura.
L’attuale iter prevede che il Trivulzio chiami la famiglia, proponga un giorno e venga fatto un primo triage telefonico in cui si chiede conferma dell’assenza di sintomi – entra nel dettaglio -. Dopo aver misurato la temperatura direttamente all’ingresso del Pat il famigliare può finalmente incontrare il proprio parente degente in uno spazio aperto, a distanza di 2 metri e con la presenza di un medico”.
Per il futuro, conclude il vicepresidente “ci auguriamo un’apertura più ampia, perché di questo passo essendoci all’interno della struttura circa 800 persone se le visite continuassero a due persone per giorno le cose andrebbero troppo per le lunghe”.