“Milano presenta questa sera le sue ferite. Perché la città e questa terra lombarda sono state ferite, duramente provate da questa pandemia e dalla drammatica situazione che si è creata. Questa terra porta qui stasera le sue ferite, i suoi troppi morti, i troppi malati. Le ferite di questa terra sono anche le umiliazioni dell’impotenza, mentre c’era una certa presunzione di onnipotenza; anche gli smarrimenti dei pensieri, degli scienziati, dei maestri, mentre c’era una certa abitudine a ritenere di avere soluzioni per tutto e per tutti. Le ferite di questa terra sono state anche le meschinità delle beghe, le banalità dei discorsi, le contrapposizioni pretestuose, mentre sarebbe necessaria una alleanza, una coralità per affrontare insieme le sfide e le lacrime di questo tempo”: così l’arcivescovo Mario Delpini in un passaggio del saluto in Duomo, in occasione della Messa da Requiem di Verdi in memoria delle vittime della pandemia di coronavirus, eseguita da Coro e Orchestra della Scala. In Duomo era presente anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, oltre a sindaco, governatore e altre istituzioni locali.
“Questa terra esprime questa sera anche la sua fierezza – ha proseguito l’arcivescovo -. Perché questa terra lombarda e questa città sa raccogliere le forze e far fronte. In questa sera la fierezza di questa terra trova le sue buone ragioni nelle eccellenze che la caratterizzano: la Scala e il Duomo attestano e alludono a tutto quanto di meraviglioso questa terra sa produrre in arte, scienza, efficienza. Questa terra può essere fiera per l’eccellenza della sua gente, per gli eroismi che anche nei momenti drammatici si sono moltiplicati, per le forme di solidarietà che hanno fatto tutto il possibile per non lasciare nessuno da solo, per la dedizione esemplare al proprio dovere, anche molto oltre quello che è dovuto”