Il Politecnico guarda al futuro: tecnologia ed Europa al centro del nuovo piano strategico

“Il Politecnico dovrà essere una “European Leading University”, capace di guidare la ricerca e l’innovazione scientifica e tecnologica per contribuire ad uno sviluppo sostenibile e inclusivo”. Lo ha detto il rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta, questa mattina presentando il nuovo piano strategico dell’Ateneo 2020-2022 sui canali online de Il Sole 24 ORE.
“Poche settimane fa 22mila ragazzi sono rientrati al Politecnico per fare lezione – ha spiegato il rettore -. Abbiamo fatto prevalere la componente umana dell’università e abbiamo ritenuto di dover ripartire in presenza. Ci saranno degli “stop and go” nel prossimo semestre: noi ci fermeremo in sicurezza, convertiremo la didattica a distanza per una o due settimane secondo le indicazioni e poi ritorneremo in aula perché sicuramente al virus non la daremo vinta”.
Il piano strategico “lo fanno tutte le università ma non ne abbiamo mai sentito parlare perché è un adempimento amministrativo che normalmente facciamo internamente – ha continuato Resta -. Noi invece abbiamo voluto tradurre un adempimento amministrativo in un impegno pubblico che distribuiremo in tutta Italia con Il Sole 24 ORE. Il nostro piano strategico ha due pilastri: la tecnologia e l’Europa, in uno scacchiere internazionale per non rimanere stretti tre la Cina e Stati Uniti, l’Europa nella sue difficoltà è l’unica dimensione possibile per dare risposte alle grandi sfide sociali della ricerca e non solo. L’università tecnica ha la responsabilità di promuovere un’alta formazione scientifica che permetta di trovare soluzioni a queste grandi crisi e l’esperienza del confinamento da un lato e il riassetto economico e industriale dall’altro saranno un grandissimo acceleratore per queste trasformazioni” è entrato nel dettaglio il rettore dell’università di piazza Leonardo.

Il piano è nato dal progetto Polimi 2040, una iniziativa pensata per sostenere l’Ateneo in una logica di lungo periodo confrontando anche il numero di laureati – ancora troppo basso in Italia – e il finanziamento alla ricerca tra la media italiana e quella dell’Organizzazione per la Cooperazione e per lo Sviluppo Economico.
Il Politecnico oggi è nelle prime 20 università del mondo, tra i punti di forza ha la qualità del tasso di occupazione dei laureati, la forte competenza disciplinare e il rapporto con le imprese; d’altro canto tra le debolezze: un finanziamento non adeguato, un numero ridotto di dottorati di ricerca e spazi limitati per lo sviluppo.
Nel quadro emergono anche opportunità come l’internazionalità di Milano, la regione Lombardia come motore di innovazione e il made in Italy come attitudine ad unire creatività e tecnologie, e minacce come l’instabilità economica dettata dalla pandemia, forte competizione universitaria internazionale e la sfiducia a livello sociale della competenza e nel sapere.
I tre pilastri per il prossimo triennio saranno “individuo, campus globale e impatto – ha continuato Resta durante la presentazione -. Tra le tante azioni che abbiamo previsto bisognerà favorire le pari opportunità intensificando le politiche di genere e migliorare la qualità del reclutamento e i programmi di crescita professionale”.
Per rendere l’Ateneo sempre più globale nel piano, l’Università ha pensato di incentivare le attività internazionali puntando a 30 iniziative nella sede di Xi’an in Cina, continuare il percorso di sostenibilità con anche la piantumazione di 500 nuovi alberi, realizzare un “phygital campus” per coniugare gli strumenti digitali alla qualità dello spazio reale e dei servizi e potenziare i laboratori sperimentali.
Il Politecnico punta inoltre a massimizzare l’impatto delle attività su scala internazionale “vogliamo aprire una università italiana nel corno d’Africa” ha detto Resta, partecipare alle politiche industriali del Paese, comunicare in modo efficace, consolidare il public engagement ampliando il programma “off campus” nelle periferie milanesi e predisponendo il primo bilancio di impatto sociale e rafforzare il foresight tecnologico e la ricerca in aree di punta.
“Il progetto che racchiude tutti i valori a cui noi vogliamo portare attenzione è il parco dell’innovazione che nascerà nell’area dei gasometri su cui noi vogliamo essere pronti per partire non tra 10 anni ma entro un anno da oggi – ha poi concluso il rettore -. Dobbiamo ripartire da Milano, qui ci sono le energie e la forza che il Covid non ha distrutto”.