Casa della Carità, nuovi spazi e servizi per “le sfide del futuro”. Progetti di assistenza sanitaria per i più fragili

I lavori alla struttura di via Brambilla

Il nuovo logo della Fondazione Casa della Carità

Dopo la prima ondata di Coronavirus, la Fondazione Casa Carità punta a “migliorare il proprio livello qualitativo. Non si possono mantenere gli stessi livelli quantitativi nell’accoglienza residenziale e nei servizi diurni, se possono andare a scapito della qualità degli interventi”, ha spiegato Maurizio Azzolini, direttore generale di Casa della Carità, durante la presentazione online del percorso “Regaliamoci futuro”. “Avevamo già avviato un percorso di riprogettazione degli spazi e della qualità dei nostri interventi, prima del Covid. Ora pensiamo di portare l’ospitalità dello stabile residenziale di via Brambilla da 140 persone, ospitate fino a dicembre 2019, a meno di cento persone, credendo che una riduzione della quantità possa aumentare la qualità degli spazi. Puntiamo a portare invece i servizi diurni sorto la soglia delle 50 persone, cercando di non arrivare più ad avere la coda interminabile di 100 persone per le docce, ma miriamo a migliorare i tempi e la qualità”, ha spiegato Azzolini. Casa Carità migliorerà anche per quanto riguarda le équipe “che saranno più trasversali, puntiamo a un approccio multidisciplinare delle professionalità”. Mentre, “l’integrazione con il territorio è un’altra delle componenti strategiche del nostro futuro”, ha concluso Azzolini.

“Sono quattro i progetti principali di Regaliamoci futuro”, il percorso di riprogettazione dell’azione sociale e degli spazi di Casa della Carità, avviato già prima della pandemia e presentato questa mattina in video conferenza. “Abbiamo pensato di porre al primo piano della nostra struttura di via Brambilla una comunità sperimentale rivolta a chi ha problematiche psichiatriche o persone con problemi medici che hanno necessità di sottoporsi a cure come la chemioterapia e che vivono in condizioni limite, in contesti di emarginazione”; ha spiegato Laura Arduini, responsabile area salute di Casa Carità. “Un altro punto è avviare una collaborazione con il settore pubblico, in accordo con Ats, per ospitare persone Covid positive che non possono usufruire degli hotel per le quarantene perché non sono autosufficienti”, ha proseguito Arduini. “Un altro servizio che miriamo ad offrire è l’aiuto, anche medico, agli anziani del quartiere”, ha aggiunto. Infine, “stiamo lavorando alla creazione di un’unità sul modello delle ‘Usca’, che esca per strada, per tamponare e tracciare le persone positive che sfuggono dai canali istituzionali, perché vivono in condizioni di fragilità, come chi è senza permesso di soggiorno”, ha concluso.