Anche la moglie di Tolstoj amava scrivere

A cura di Miriam Romano

Sof’ja, a diciott’anni, sposò Tolstoj. Era una ragazzina quando legò il suo destino a quello del prodigioso scrittore. Un’adolescente, con i lineamenti ancora infantili, davanti a quell’uomo con la barba lunga, con il doppio dei suoi anni, tra i più stimati in tutta la Russia. Come poteva sentirsi quella piccola donna che non sapeva ancora nulla del mondo? Con un gesto puerile, prima delle nozze, bruciò i suoi diari, le sue prime novelle, i suoi abbozzi di scrittura giovanile. Li vide ardere tra le fiamme e scomparire per sempre, mentre lei, così giovane, si accingeva a offrire la sua vita a Tolstoj. Dedicò per più di quarant’anni anima e corpo a suo marito, chiuse nel cassetto i suoi sogni, le sue velleità letterarie, così misere in confronto a quelle dell’uomo che avrebbe stregato il mondo con ‘Guerra e pace’.

Solo quando Lev Nikoalevic morì, Sof’ja Tolstaja riprese in mano carta e penna e diede sfogo al suo talento. Scrisse racconti e persino un romanzo: “L’amore colpevole”, (La Tartaruga, pp. 196, euro 11.90) . Era abile nel tessere storie. Ma soprattutto era capace di descrivere i sentimenti, con la sensibilità delle donne e l’impietoso realismo che la letteratura richiede.

La moglie di Tolstoj, in L’amore colpevole, ha scritto la storia di un matrimonio segnato da una gelosia folle, quella del marito dei confronti della donna che ha sposato. Alle prime pagine leggere, dove i sentimenti fanciulleschi, le cotte giovanili, si alternano con uno stile lieve, seguono gli ultimi tragici capitoli. Il tono del dramma prende il sopravvento e a ritmo sostenuto il libro procede verso il luttuoso finale.

È impossibile nel romanzo di Sof’ja Tolstoja non intravedere, in parte, la biografia dell’autrice. Il matrimonio con Tolstoj fu felice, ma allo stesso tempo tormentato dalla gelosia dello scrittore russo. Sceneggiate, sfuriate e minacce incrinarono la loro vita coniugale. Lev Nikolaevic sospettava e accusava la moglie di flirt inesistenti. La affliggeva con le sue paturnie.

La tentazione di cogliere tra le pagine de “L’amore colpevole” tratti biografici delle loro nozze non deve condurci troppo oltre. D’altronde è proprio Sof’ja Tolstaja, ad allegare al termine del suo romanzo una breve e reale autobiografia da cui ci è invece dato ricavare un ritratto storico, e non romanzato, dell’unione coniugale di due geni letterari.

Non sentivo il bisogno di altro, vivevo in compagnia dei personaggi di Guerra e pace, li amavo, seguivo le loro vicende, quasi fossero persone reali. La nostra vita era così piena e così straordinariamente appagata dal nostro amore reciproco, dai nostri figli e specialmente dal lavoro su quell’opera così grande e così amata prima da me e poi da tutto il mondo, che non vi era altro da desiderare”, scrive Sof’ja.

La moglie di Tolstoj impiegò giornate intere a ricopiare le pagine di suo marito. “Ero talmente coinvolta in quello che trascrivevo che mi accorgevo da sola se c’era qualcosa che non funzionava: una parola ripetuta troppo di frequente, un periodo troppo lungo. E lo segnalavo a Lev Nikolaevic che a volte era felice delle mie osservazioni”.

La sua attenzione così maniacale per gli scritti di Tolstoj era sotto gli occhi di tutti. “Lei è la vera nutrice del talento di suo marito. Continuì così per tutta la sua vita”, gli sussurrò un giorno il conte Sollogub, un amico di famiglia, di nascosto dal geloso marito.