#MilanoSound: la musica raccontata da ilmohicano.it

Su Mianews, ogni settimana, uno speciale dedicato alla musica a cura  della testata giornalistica online ilmohicano.it per raccontare la scena milanese e nazionale di ‘big’ e musicisti ‘in rampa di lancio’ e per esplorare cosa si muove nel “sound di Milano”.

J-Ax, una canzone per raccontare il Covid

J-Ax racconta in musica la sua dolorosa esperienza con il Covid-19 nel brano ‘Voglio la mamma’ con una cover disegnata da suo figlio Nickolas, disponibile su tutte le piattaforme dalla mezzanotte di oggi giovedì 13 maggio (https://SMI.lnk.to/vogliolamamma). “Questo brano nasce dall’esigenza di tirare fuori e lasciarmi alle spalle l’esperienza che ho passato”, spiega J-Ax. Non pubblico affinché diventi un successo, è un pezzo che ho deciso di non dare alle radio, è una mia necessità, per andare avanti -spiega- devo esorcizzarlo attraverso la musica. E’ un regalo che mi sento di fare a tutti i miei fan e a chi, come me, si è trovato o si trova ancora ad affrontare il male. Voglio dirvi però che non sono diventato un tristone, non ho più paura, sono rimasto quello che ero e mi preparo a farvi una sorpresa la settimana prossima con il pezzo più zarro della mia storia musicale che, al confronto, ‘Ostia Lido’ sembra ‘La cura’ di Franco Battiato”.
Il cantautore attraverso ‘Voglio la mamma’ racconta una storia che lo ha colpito duramente, che ha fatto trepidare il suo cuore, che ha messo in pericolo se stesso e i suoi familiari e come loro tanta tanta gente che ha affrontato il demone più feroce: il Covid 19. Prodotto da Roofio, ‘Voglio la mamma’ ripercorre il dolore e gli interrogativi di quei giorni, segnati dalla paura, dall’incertezza su quel che sarà il domani (“Musica spenta, suonano solo le ambulanze, poi per un mese ho visto il vero inferno, altro che Dante”) e dall’incapacità di dare risposte alle domande di suo figlio (“Ma tu come rispondi, quando poi lui ti guarda con le lacrime agli occhi e dice voglio la mamma perché lei è chiusa in stanza”).
Di fronte a queste domande un papà può soltanto usare la fantasia per portare il suo bambino lontano dalla realtà come un eroe che deve difendere la sua metà: “È solo un gioco, questa è una fortezza, devi difendere la principessa. Tu pensa a questo che ai mostri fuori di qua ci pensa il tuo papà”.

Se non ora quando: il nuovo singolo del cantautore milanese Jack Jaselli

‘Se non ora quando’ è il nuovo singolo del cantautore milanese Jack Jaselli. Dopo la recente uscita del suo libro ‘Torno a casa a piedi’, accompagnato da un ep in digitale, Jack Jaselli torna con un inedito in italiano dal sound moderno dalle influenze elettro pop. ‘Se non ora quando’ è un inno a trovare nel momento presente tutta la libertà di cui si ha bisogno. In un mondo sottosopra, in cui molte generazioni non riconoscono ciò che era stato promesso loro, ‘adesso’ diventa il tempo perfetto per agire. La metafora del viaggio e la partenza sono quelle dell’iniziare, del dare principio a un’idea o ad un percorso. “Non c’è momento migliore di ora -sottolinea Jack Jaselli- per cambiare ciò che non sentiamo come giusto per noi”.
Il 27 aprile è uscito per INRI l’EP di dal titolo ‘Torno a casa a piedi sessions’ che prende il nome dal suo primo libro in uscita lo stesso giorno per DeAgostini. ‘Torno a casa a piedi’ è il racconto di quaranta giorni, 800 chilometri, fatti da Jack con la chitarra in spalla, lungo la Via Francigena, da Pavia a Roma.
A chiusura del libro c’è un’appendice che parla del rapporto tra musica e cammino e un QR code con cui si può accedere a una playlist dove, oltre a trovare le canzoni citate nelle pagine, sono presenti tre nuove cover suonate e registrate da Jack Jaselli e una nuova edizione di un suo brano dal titolo ‘Nonostante tutto’. Questi quattro brani costituiscono l’ Ep distribuito su tutte le piattaforme digitali.

Dodi Battaglia solista con l’album “Inno alla musica”

“L’amore è fatto di lucidità e con la lucidità non si commettono certi atti”. Dodi Battaglia alla viglia dell’uscita del suo primo album da solista, ‘Inno alla musica’ (venerdì 14 maggio), si dice sconcertato per certi episodi, come quello che ha visto ultimamente tra i protagonisti il figlio di Beppe Grillo in Sardegna, così come molti altri, in cui si parla d’amore in un contesto in cui “l’amore, quello vero, non c’entra nulla”. All’interno di una delle 14 canzoni che compongono l’album, ‘I love you disperato’, il testo sottolinea che ‘ci salverà l’amore in questo mondo sbagliato’. Concetto forse un po’ datato, visto che sono almeno cinquant’anni che stiamo aspettando che l’amore salvi il mondo ma, secondo Battaglia “forse proprio perché scontato, più attuale di allora”.
“Ho partecipato alla stesura dei testi per l’80 per cento dell’album -tiene a precisare Dodi Battaglia- otto brani portano la mia firma e due quella di Roberto Casini”, tra i quali, appunto, ‘I love you disperato’. “Certo -osserva Dodi Battaglia- è forse una frase puerile, anch’io la sento dire da cinquant’anni ma è molto vera, ci riporta indietro di anni, di quando eravamo ragazzi. Però è un bel concetto. Un concetto -sottolinea- ferito da tutto ciò che stiamo vedendo in questi giorni, dalla naturalezza con la quale molti ragazzi confondono l’amore con la violenza. Mi colpisce la naturalezza con cui l’amore viene scambiato per divertimento, la troppa faciloneria, la troppa violenza. Credo sia una frase forse più vera oggi rispetto a cinquant’anni fa e credo che se ci fosse amore vero certi episodi di violenza non accadrebbero”.
Tornando all’album “è il mio primo disco da solista da quando i Pooh hanno deciso di scendere dal palco. In questi ultimi cinque mi sono sentito spesso domandare perché non facessi niente di nuovo, non scrivessi più nulla. Non era ancora il momento -spiega- dovevano ancora maturare molte cose. Sebbene avessi un centinaio di inediti pronti nel cassetto sentivo il bisogno di qualcosa di nuovo, di fresco. I brani dell’album li ho composti da settembre a un paio di mesi fa. Ritengo sia un album che mi rispecchia profondamente. Inizialmente il titolo del disco doveva essere ‘Una storia al presente’, che è il pezzo che ho dedicato a Stefano D’Orazio, ma sinceramente ho pensato che fosse ‘attaccabile’, qualcuno avrebbe potuto dire: ‘pensa questo che fa un disco interamente dedicato ad una persona che non c’è più’. Ho cambiato idea -aggiunge- anche se ‘una storia al presente’ sarebbe stata perfetta perché io sono la storia e sono al presente”.
E a proposito della scomparsa di Stefano D’Orazio e delle continue richieste da parte dei fan dei Pooh di una nuova ‘reunion’ proprio per onorare la memoria del batterista scomparso, Dodi Battaglia si dice disponibile “a patto -sottolinea- che questa reunion sia legata ad un progetto concreto di beneficenza. I Pooh -spiega- hanno ricevuto tanto dalla gente in questi cinquant’anni di carriera ed è giusto ‘restituire’ qualcosa. Se c’è chi è disposto a staccare un assegno importante che finisce per …oni e non …mila io sono disposto a partecipare, ovviamente gratis. Questa è la mia idea poi -precisa- da quando Stefano non c’è più ritengo ci sia una ragione di più per fare qualcosa, per aiutare i medici e gli infermieri impegnati a combattere il covid. Questa mia idea non ha però avuto un grande seguito. Mah, chissà… Ripeto sono disponibile a questa condizione: troviamo due milioni di euro da dare in beneficenza e io ci sono. Credo dovremmo restituire un po’ del bene che abbiamo ricevuto dalla gente nel corso di questi anni”.
Intanto Dodi Battaglia si sta preparando all’eventualità che possano ripartire i concerti dal vivo e ha già ricevuto una proposta per un live il prossimo 13 agosto in Toscana, a Torre del Lago Puccini dopo un lungo anno di inattività forzata: “mi sono trovato trincerato in casa dopo anni e anni di concerti con migliaia di persone che ballavano e cantavano sotto il palco. E’ stato un anno avvilente e in questi casi o reagisci e metti in positivo ciò che di negativo c’è, con la mente predisposta al futuro, oppure di abbatti. Molti colleghi sono affranti da questa situazione, io ho voluto rendere positiva una sfiga che ci stava capitando e essere ancora più concentrato di prima. Dalla mattina alla sera non aveva null’altro da pensare, non avevo distrazioni o concerti da fare per cui ho potuto dedicarmi anima e corpo a questo disco”.
“Grazie alla musica ho avuto il privilegio di su­scitare emozioni positive e tale consapevolezza è uno dei motivi che mi spingono a continuare lun­go questo percorso, a mettermi di nuovo alla pro­va come autore, musicista ed interprete”, commenta Battaglia. “I brani raccolti in questo album parlano dei sentimenti che ci coinvolgono e guidano le nostre azioni: l’a­micizia, l’opportunità di un nuovo inizio, gli inter­rogativi del ‘e se fosse stato’, l’amore finalmente scoperto nella sua meravigliosa intensità. Quella della chitarra è la voce che ho scelto per raccontare al mondo sogni, desideri, storie per­ché ha una inestimabile qualità: quella di vibrar­ti fra le braccia e, di conseguenza, di non poter mentire. A tale sincerità si accompagna la capa­cità di regalare gioia ed è questo che mi auguro di continuare a fare per tutta la vita”.
E proprio alla chitarra è dedicata la copertina dell’album: una chitarra che brucia che rappresenta il sacrificio alla musica che ide­almente ogni artista compie quando dedica la sua intera vita a quest’arte. Il rimando, voluto e celebrato, è alla leggenda di Jimi Hendrix e alla prima volta in cui, durante l’esibizione all’Astoria di Londra, il 31 marzo 1967 bruciò, con un gesto liberatorio, la sua Fender Stratocaster. Ispirato da quel gesto, Dodi Battaglia ha scelto di omaggiare idealmente l’artista che seppe rinnovare in modo radicale la conce­zione della chitarra elettrica e della musica stessa che fino ad allora era stata unanimemente con­divisa.
L’album, contenente 10 brani cantati, tre strumentali e una bonus track, è stato anticipato da ‘One Sky’, realizzato insieme al leggendario chitarrista americano Al Di Meola, ‘Il coraggio di vincere’, ‘Una storia al presente’ e l’ultimo singolo ‘Resistere’ (il cui video, diretto da Domenico Fuggiano e Nicolò Novali è stato girato nel borgo di Civita di Bagnoregio).

Iskra Menarini racconta Lucio Dalla “L’uomo infinito”

“Lucio Dalla? Un vero genio, con la sua follia, i suoi tanti pregi e un solo difetto: era un grande bugiardo, ma lo era sempre a fin di bene”. Questo il ricordo di Iskra Menarini, cantante modenese, che ha accompagnato Lucio Dalla per oltre vent’anni e nota soprattutto per la sua interpretazione di ‘Attenti al lupo’ accanto al cantautore e che in questi giorni a dedicato al grande artista il singolo ‘L’uomo infinito’. “Lucio Dalla -racconta Iskra intervistata da IlMohicano- ha dato una svolta alla mia vita. Io venivo dal rock, dal soul, un mondo completamente diverso”.
A far conoscere Lucio Dalla a Iskra Menarini è stato Gaetano Curreri “con il quale -racconta la cantante- facevamo parte di un gruppo, le Cinque lire. Un giorno Curreri mi disse che sarebbe entrato a far parte della band di Lucio Dalla e da allora ci siamo persi di vista. Diversi anni dopo -ricorda ancora Iskra Menarini- per caso lo incontrai in una chiesetta di Bologna dove, assieme a Lucio Dalla, stava facendo delle prove. In quell’occasione mi presentò Lucio che, mi disse, era alla ricerca non di una corista ma di una interprete. Feci un provino e da allora è cambiata la mia vita: siamo partiti per il tour Dalla-Morandi e non ci siamo più lasciati”.
“Lucio -continua Iskra Menarini- era l’unico che mi presentava come cantante e non come corista o vocalist. Mi voleva tanto bene e mi faceva cantare almeno un brano, da sola, in tutte le tournée. Lucio aveva mille pregi anche quando raccontava le sue bugie sosteneva che queste non avrebbero fatto del male a nessuno. Quando mi presentava diceva sempre che io ero la più brava di tutte, e anche questa era una bugia, ma mi spiegava che se lo diceva lui tutti gli avrebbero creduto. Ma Lucio era così, le bugie erano la sua arma di difesa”.
“Lucio mi manca tantissimo. Dopo la sua morte sono stata ferma per più di un anno, non avevo la forza di tornare a cantare”. Ma a distanza di anni ecco che a Iskra Menarini viene l’ispirazione che l’ha portata alla realizzazione di questo singolo accompagnato da un video in cui Lucio Dalla appare come un cartone animato, passeggiare lungo le vie di Bologna insieme ai suoi cani. “In questi anni ho sognato spesso Lucio e in uno degli ultimi sogni la sua voce mi diceva: ‘ti ho lasciato la bicicletta, ora devi mettergli tu i pedali’. Ho pensato molto a quelle parole -prosegue- e ho capito che Lucio era davvero un uomo infinito. Così è nato questo racconto che parla della sua casa, dei suoi oggetti, dei suoi cani, delle sue lunghe telefonate che mi faceva nel pieno della notte e delle passeggiate con i suoi cani per le vie della città”.