La Casa della Carità festeggia 20 anni e porta sul palco i suoni della Piccola Orchestra dei Popoli e del “violino del mare”

Unire diverse culture per emettere tutti insieme una sinfonia. Questo è il valore della Piccola Orchestra dei Popoli, un gruppo di musicisti, coordinati da Ciro Menale, che ha portato i suoni provenienti da diversi angoli del mondo nell’auditorium della Casa della Carità.

Per festeggiare i 20 anni di attività della Casa di via Brambilla punto di riferimento a Milano dell’accoglienza di profughi, rom, persone indigenti, nata proprio grazie al Cardinale Carlo Maria Martini e al lascito di Angelo Abriani, si è tenuto il concerto dell’Orchestra dei Popoli. I musicisti, di diversa nazionalità, hanno portato sul palco i suoni della cultura sinti, indiana, greca, italiana, africana. Ma gli occhi e le orecchie degli spettatori erano tutti sul “violino del mare“, lo strumento musicale costruito dai detenuti di Opera utilizzando i pezzi di legno dei barconi dei migranti.

Il concerto si è aperto con un assolo di questo violino, un omaggio alle persone morte mentre tentavano di attraversare il Mediterraneo.
“La parola che viene in mente è lo scarto” – ha sottolineato Ciro Menale – tutto parte dal legno di barche che trasportano gli scartati della società. Scarto chiama scarto. Le mani che hanno costruito questo violino sono quelle dei carcerati di Opera. È una bella testimonianza, perché nonostante tutto questo violino suona”.

  “Stasera l ‘Orchestra dei Popoli mi crea grande commozione – ha affermato con orgoglio Don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità – perché nacque dallo sgombero dei campi rom, che erano qui in questo auditorium. Da lì abbiamo un grande percorso, che adesso è diventato l’Orchestra dei Popoli. Ecco questa è la grande speranza nel futuro, in un periodo dilaniato dalle guerre, siamo portatori di questa speranza di pace”.

Arnoldo Mosca Mondadori, presidente del Conservatorio che decise di aprire più di 10 anni fa le porte ai ragazzi rom, ha regalato a Don Virginio un rosario fatto con il legno dei barconi dei migranti. “Con don Virginio è iniziato un progetto più di 10 anni fa con i ragazzi rom, in conservatorio – ha ricordato Arnoldo Mosca Mondadori – Oggi arrivare qui con il violino del mare che porta con sé tutto il dolore dell’umanità, delle persone in fuga dalle guerre e dalle miserie, è per noi un omaggio a tutta la generosità che don Virginio continua a mettere nelle sue opere”.