Fnm, comunità e reti sociali sono al centro del nuovo incontro con “Essenziale”

Sesto appuntamento con “Essenziale“, il ciclo di incontri organizzati da FNM per discutere con rappresentanti della società civile di questioni al centro della quotidianità.

Tra le opere d’arte della Fondazione Luciana Matalon, il presidente del Gruppo FNM Andrea Gibelli, ieri sera, ha dialogato con Giovanni Fosti, presidente della Fondazione Cariplo e Associate Professor di Welfare e Social Innovation alla SDA Bocconi School of Management.
“Quali sono i bisogni di una comunità?” Questa domanda, che ha dato il titolo all’incontro del 13 aprile, ha incentrato il dibattito, per capire quali infrastrutture, fisiche e non solo, possano garantire lo sviluppo sociale.

“Fondamentale è il binomio tra infrastruttura e sociale – sottolinea Gibelli – Fnm sta cercando di trasformare il luogo delle stazioni in agorà, luoghi di incontro. Stiamo cercando di contaminare luoghi di viaggio con realtà che sono intorno alla stazione. Oggi c’è una rarefazione in termini di relazione con periferie e piccoli centri e anche rarefazione ambientale. Noi piantumiamo, mettiamo alberi e raccontiamo la storia di quel territorio. A Cormano – ha proseguito – è stato bello dialogare con la comunità perché abbiamo trovato mediazione nell’esperienza degli orti spontanei o regolati”.

Non solo rete fisica, per Gibelli è importante il contributo della rete di rapporti umani: “La rete sociale ha interferito positivamente sulla nuova piantumazione nel territorio tra Milano e l’aeroporto di Malpensa. La fondazione Lombardia per l’ambiente ci ha mappato tutto il territorio. La connettografia crea attrattività e investimenti e la nostra scala è la Lombardia nel suo complesso, soprattutto Milano, Bergamo e Brescia come tre grandi centri di connettività” ha concluso il presidente.

Proprio la rete umana di Fondazione Cariplo ha permesso di stanziare 126 milioni di euro nel 2021. “In questi 4 anni – ricorda il presidente Fosti – mi sono dato l’obiettivo di accorciare le distanze, fare in modo che la Fondazione fosse un soggetto che in una società, che tende ad avere legami fragili, tenesse insieme i legami. Abbiamo bisogno di strade, treni, investimento su infrastrutture materiali, ma anche sui legami tra le persone. Durante il Covid è stato fondamentale il volontariato di chi è andato a portare i pasti nelle case degli anziani. La dimensione comunitaria permette di costruire il futuro”.

Fosti ha concluso ricordando come i rapporti umani siano fondamentali per affrontare le disuguaglianze: “Abbiamo recentemente dato conto di un rapporto sulle disuguaglianze che rende visibile come, già nei primi anni di vita dei bambini, le diverse condizioni di partenza hanno conseguenza sulla capacità di avere fiducia, controllo, identificarsi e mettersi nel punto di vista dell’altro. A 5 anni i bambini sviluppano queste competenze a seconda se vengono da un contesto sociale favorevole o no. Nel rapporto è emerso che i ragazzi che vivono in zone periferiche hanno una rappresentazione del proprio spazio di vita limitata al quartiere, mentre ragazzi più agiati hanno come prospettiva il mondo. Abbiamo 3 milioni di under 30 che non stanno né lavorando né studiando, i neet. Questa viene letta come una difficoltà individuale, ma non lo è, significa che il 5% di italiani sono in questa situazione. Il tema è moltiplicare, collegare cose che ci sono già, rendendole utili”.

“Il digitale – ha ricordato alla fine Fosti – ha trasformato il sistema di relazione. I legami non vanno dati per scontati. Proprio perché il cambiamento in cui siamo immersi è enorme, dobbiamo avere l’umiltà di affermare che ce la possiamo fare solo tutti insieme”.