Si è tenuta stamani in piazzale Loreto la commemorazione per l’eccidio del 10 agosto 1944, quando 15 partigiani furono prelevati dal carcere di San Vittore e fucilati all’alba da un plotone della Legione Muti, per ordine dei nazisti, come rappresaglia per un presunto attentato con due bombe contro un camion tedesco parcheggiato in viale Abruzzi. Alla commemorazione, organizzata da Anpi Milano e coordinata dal suo presidente Roberto Cenati, hanno partecipato le istituzioni, a partire da Anna Scavuzzo, vicesindaco della città, e Marco Alparone, vicepresidente di Regione Lombardia, diverse associazioni e Sergio Fogagnolo, figlio di Umberto, uno dei 15 martiri di piazzale Loreto, presidente dell’Associazione “Le radici della pace. I quindici”.
“Credo che sia un grande segnale di preparazione verso l’ottantesimo del prossimo anno. Oggi credo che abbiamo partecipato tutti a una celebrazione a cui siamo abituati perché è un appuntamento della nostra città a cui non manchiamo mai, come città nel suo complesso, ma oggi straordinariamente partecipato, sia di cittadini e associazioni sia di istituzioni e fasce tricolori”, ha detto la vicesindaco Scavuzzo.
Il presidente di Anpi Milano, Roberto Cenati, ha poi ricordato: “Il 10 agosto, i 15 ci chiamano a compiere un profondo esame di coscienza sui mali della nostra società che sono il riaffermarsi dei movimenti neofascisti, sono le ventate di odio e intolleranza e l’ondata di antisemitismo e xenofobia che sta invadendo l’Europa, il nostro stesso Paese e i nazionalismi”. Cenati ha poi valutato positivamente la presenza alla commemorazione di un esponente di Fratelli d’Italia, Marco Alparone, in rappresentanza della Regione, e il suo intervento, specialmente dopo le dichiarazioni del responsabile della comunicazione della Regione Lazio, Marcello De Angelis, che in un post sui social il 2 agosto aveva negato la matrice neofascista della strage di Bologna: “Non è entrato in polemica con quanto è stato detto. Penso che questa celebrazione, questa commemorazione dell’eccidio dei 15 martiri debba essere la più unitaria possibile, debba coinvolgere non solo i cittadini ma le istituzioni: Comune, Regione e Città metropolitana oltre che le autorità dei militari”.
Marco Alparone, vicepresidente di Regione Lombardia, dopo aver lodato la nutrita presenza di istituzioni e associazioni con l’intento di fare memoria dell’eccidio di piazzale Loreto ha ricordato la figura del prete partigiano don Giovanni Barbareschi che andò nella piazza a benedire i 15 martiri, “perché nella pietas cristiana venne a benedire anche il nemico”. “Questo è il significato di piazzale Loreto – ha concluso Alparone – questo è il significato dell’essere il 10 agosto qua tutti insieme. Viva la libertà, viva la democrazia, viva l’Italia”.
Alla commemorazione è intervenuto anche Sergio Fogagnolo, figlio di uno dei 15 partigiani uccisi a piazzale Loreto. Ha esordito ricordando “l’eccezionalità del momento politico di oggi”, quando “dopo oltre cento anni, l’estrema destra ha vinto le elezioni politiche e ha conquistato democraticamente le elezioni politiche”. Ha poi sottolineato l’importanza di un luogo come piazzale Loreto, dove si intrecciano “storie minime familiari” e “storia nazionale”. Un luogo che unisce sinistra e destra, la prima per l’eccidio partigiano, la seconda per la fine di Mussolini, in un tentativo di memoria condivisa che però Fogagnolo ha definito: “un oltraggio alla metodologia della ricerca storica” e alla memoria dei martiri.