In Lombardia oltre 5.500 donne seguite dai centri antiviolenza. Il presidente del Tribunale di Milano: “Preoccupa la diffusione tra i giovani del modello patriarcale”

(Foto Regione Lombardia)

I dati relativi al 2022 registrano, in Lombardia, 5.588 donne in carico ai 54 Centri Antiviolenza presenti nelle 27 reti territoriali regionali. Nel complesso le donne in possesso di un titolo di studio di scuola secondaria superiore (43,94) e di laurea (18,61%) costituiscono più della metà dei casi e il dato nel tempo, il livello di scolarizzazione tende a crescere. Questi sono alcuni dei dati presentati al convegno #noinseidasola al Belvedere “Jannacci” di Palazzo Pirelli,  promosso da Regione Lombardia in occasione della Giornata internazionale del 25 novembre per il contrasto alla violenza sulle donne. Il convegno si è sviluppato per l’intero pomeriggio in diversi panel tematici con relatori istituzionali, delle forze dell’ordine e del mondo della scuola e della formazione.

In relazione allo stato civile – secondo i dati presentati -, la condizione di nubile è quella che caratterizzata la maggioranza delle donne (42,26%), seguita da quella di moglie (39,52%). La fascia d’età maggiormente interessata è quella compresa tra i 35 e i 44 anni (29,74%) e tra i 25 e i 34 (22,54%). Il 63,61% delle donne è cittadina italiana, il 32,01% proviene da Paesi che non sono parte della UE, mentre il 4,28% ha la cittadinanza di un paese dell’Unione. Il 64,29% delle donne prese in carico ha figli minori. Secondo i dati raccolti attraverso i flussi ISTAT le forme di violenza subite sono multiple e hanno riguardato soprattutto la violenza psicologica (32,34%), cui seguono, in termini di incidenza, la violenza fisica (26,64%), la minaccia (14,20%) la violenza di tipo economico (12,74%) e lo stalking (7,37%). I maltrattamenti nascono per lo più in contesti familiari: sono, infatti, i mariti (32,54%) ad essere indicati dalle donne prese in carico come gli autori delle violenze, a cui seguono i conviventi (14,65%) e, successivamente gli ex-conviventi (9,83%). Con riferimento ai servizi erogati, al primo posto come richiesta vi è quello di ascolto (27,89%) seguito dall’accoglienza (24,95 %), dalla consulenza legale e dal supporto al percorso giudiziario (12,73%).

Presente all’incontro anche il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia.  Sul fronte giudiziario ha spiegato Roia ” i processi sono in aumento e questo è un buon dato, perché significa che c’è l’emersione delle denunce e quando c’è una denuncia vuol dire che c’è fiducia nelle istituzioni da parte di chi subisce violenze. Ci sono alcune cose che ci fanno un po’ preoccupare, ossia l’età degli autori del reato come violenze sessuali o maltrattamenti perché il 40% di questi reati viene commesso da giovani adulti, nella fascia tra i 18 e i 35 anni” e “questo è un dato allarmante perché evidentemente quel modello patriarcale della famiglia, in cui per esempio la mia generazione era cresciuta, si sta trasmettendo anche alle giovani generazioni, dove prevale ancora una cultura dell’ oggettivizzazione della donna, del machismo, dell’essere mia come una proprietà e questa cosa non va assolutamente bene”. “Questo – ha detto anche – è un problema strutturale, sociale e culturale. Noi come risposta giudiziaria dobbiamo offrire una risposta professionale, competente ed efficace e soprattutto immediata” . Un legge per educare i giovani all’affettività “sarebbe un inizio molto importante, perché ci vogliono programmi strutturati e dobbiamo imparare fin dalle elementari, forse anche prima, qualche aspetto di pedagogia e a rispettare tutte le diversità ma in particolar modo la diversità di genere femminile ed abbattere quegli stereotipi che portiamo dentro per tutta la vita come che ‘l’uomo deve essere forte, non deve piangere’ o che la femminuccia è identificata con il pianto, il bambino è identificato con il principe, e le femmine con le  principesse”-  ha poi spiegato. “Il tribunale di Milano attualmente, ma non solo l’ufficio giudiziario, ha il 21% di scopertura di giudici che sono tanti, oltre all’elevata scopertura del personale amministrativo, ma questa non deve essere una scusante, ci dobbiamo organizzare per dare priorità a questo tipo di reati che espongono a una sofferenza e possono rischiare di creare una vittimizzazione secondaria in seno alle donne che subiscono violenza” ha concluso.

Sul tema si espresso anche il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana che è intervenuto nel corso del convegno spiegando che “quando succede un delitto è una sconfitta di tutta la nostra società e di chi si impegna per evitare che episodi di questa gravità si possano ripetere. Ci ha colpito molto quello che successo a Giulia Cecchettin ma ci deve colpire quello che è successo alle 105 donne vittime di violenza da inizio anno. Ogni volta ci dobbiamo impegnare e fare qualcosa di più e di meglio per evitarlo”.