Sicurezza stradale, il Tar boccia la delibera del Comune sui sensori per i camion per gli “angoli ciechi”. Censi: “Faremo ricorso al Consiglio di Stato”

Il Tar della Lombardia, con una sentenza emessa stamani, come si legge in un comunicato di Assotir, “ha annullato integralmente gli atti del Comune di Milano che prevedevano il divieto di accesso in area B e C di autobus e camion sprovvisti di sensori di segnalazioni di angolo cieco per effetto del ricorso presentato da Assotir Lombardia lo scorso 9 ottobre”.

Il Presidente di Assotir Lombardia, Pietro Castelli ha espresso “grande soddisfazione”  aggiungendo che “la sentenza del Tar della Lombardia, che accoglie il ricorso da noi presentato, è la conferma della fondatezza delle nostre riserve, fatte presenti a suo tempo al Comune. La magistratura amministrativa ha giudicato l’operato dell’amministrazione comunale di Milano oltre i limiti della legge, che riserva allo Stato – e non ai Comuni – la competenza sulle misure di sicurezza”. “Voglio ringraziare i colleghi che hanno avuto il coraggio, insieme a noi, di aprire un contenzioso giudiziario con il Comune di Milano, perché loro è il merito di aver azzerato la situazione in essere da ottobre scorso, riportandola al punto di partenza – ha poi aggiunto concludendo che “per noi più che un trionfo è la presa d’atto del fatto che avevamo ragione. Se ci fosse stata maggiore disponibilità a tener conto del nostro punto di vista, il Comune avrebbe evitato questo epilogo, con i conseguenti danni, di immagine ed economici, procurati”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il Segretario Generale di Assotir, Claudio Donati, che ha manifestato la volontà di “riprendere il confronto, perché siamo i primi ad essere interessati a che i nostri veicoli viaggino in sicurezza” spiegando poi che “quello che abbiamo dimostrato è che anche i trasportatori meritano un rapporto istituzionale adeguato alla funzione sociale ed economica da essi assolta quotidianamente all’interno della realtà metropolitana”. “Continuiamo a ritenere che la soluzione debba essere presa in sede nazionale – ha proseguito Donati – cioè dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con il coinvolgimento delle amministrazioni territoriali e delle parti sociali ed imprenditoriali coinvolte. Il tutto nel rispetto delle indicazioni europee, sul tema, assai chiare. Dispiace, tra l’altro, per gli oneri sostenuti da moltissimi operatori per adeguarsi alla delibera del Comune di Milano oggi annullata dal Tar. Voglio sperare che i responsabili si assumano la responsabilità dell’operato”, ha poi concluso.

L’assessore alla Mobilità Arianna Censi ha commentato sui social la notizia spiegando che “qualche mese fa noi abbiamo scelto di intraprendere la strada della responsabilità, alla quale la stragrande maggioranza dei professionisti aveva scelto di adeguarsi, ritenendola giusta e utile per proteggere se stessi e gli altri. La sentenza di oggi ha interrotto questo processo, dicendo che ‘il Comune non ha la competenza per normare in materia di circolazione stradale per quanto riguarda ordine pubblico e sicurezza, su cui ha competenze esclusivo lo Stato’. Non c’è quindi una critica di merito, non viene messa in discussione la correttezza, l’importanza e l’utilità della norma, ma la competenza. Il Ministro Matteo Salvini si impegni immediatamente e la premier Giorgia Meloni se la prenda questa responsabilità”.  “Gli amministratori locali hanno il dovere di affrontare ogni singola questione riguardante la protezione, la sicurezza e la salute dei propri cittadini e cittadine, e soprattutto di trovare soluzioni alle loro istanze. Bisogna avere il coraggio di affrontare la contemporaneità, l’urgenza e l’importanza di prendere decisioni utili, nell’immediato, alla vita dei cittadini e delle cittadine – ha poi aggiunto, chiarendo che “la norma introdotta sull’angolo cieco dei camion aveva questi obiettivi ed era effettivamente riuscita ad interrompere la scia di incidenti stradali che avevano coinvolto persone in bicicletta, investite proprio a causa dell’angolo cieco. In città si sperimentano soluzioni, si costruiscono competenze, si trovano strade che altrove sono inimmaginabili. A Milano l’abbiamo fatto bene. Questa è una ricchezza che mettiamo a disposizione dell’intero Paese e mi auguro che lo Stato, il quale secondo la sentenza del Tar ha competenze esclusive in materia, si assuma le sue responsabilità e la trasformi in legge domani stesso.” L’assessora Censi ha poi spiegato che l’intenzione adesso è quella di “proporre appello al Consiglio di Stato, perché noi riteniamo questa misura essenziale per proteggere i ciclisti e pedoni e dare più sicurezza a coloro che utilizzano in maniera sempre più frequente le due ruote o si muovono a piedi ” e ha aggiunto di ritenere che “al di là di ciò, non sia più rimandabile un intervento da parte del Governo, in modo da introdurre questa misura in tutte le città per tutelare chi percorre le strade in bicicletta e a piedi”.

Per Riccardo Truppo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Comune “il provvedimento sugli angoli ciechi era nato male sin dall’inizio, probabilmente ideato per ingraziarsi i ciclisti. Ma sin da subito ci si domandava come potesse un segnale acustico destinato a suonare in cabina di guida a ripetizione nel traffico impazzito di Milano, avvertire della presenza sporadica di utenti deboli in carreggiata nei pressi dei mezzi pesanti. Ora servono provvedimenti seri”. “Serve un piano di sensibilizzazione destinato ai giovani nelle scuole volto a informare dell’importanza nel rispettare le norme al codice della strada, serve un piano volto a rimuovere le piste ciclabili dai luoghi di transito pericolosi, serve aumentare i mezzi pubblici con investimenti seri, serve pretendere che tutti gli utenti, ciclisti in primis, conoscano e rispettino il codice della strada, con una piano sanzionatorio dedicato – ha aggiunto, ricordando poi che “a Milano le auto sono multate per 250 milioni di euro circa ogni anno. Le bici invece non sono soggette ad alcun controllo. Prevenire vuole dire anche dissuadere gli utenti dai comportamenti pericolosi per se e per gli altri”.

“Spesso capita che chi cerca di fare il primo della classe poi venga bocciato per incapacità o incompetenza. Così è capitato oggi con la sentenza del Tar che ha annullato il provvedimento che prevedeva l’installazione dei dispositivi di segnalazione a bordo dei mezzi pesanti”: così ha commentato la notizia  Alessandro De Chirico, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. “Il Comune guidato dal PD, ancora una volta, ha cercato di fare il precursore di una materia che non gli compete, imponendo un obbligo per un problema che effettivamente esiste, ma che va gestito in un’altra maniera ad esempio, organizzando corsi di educazione stradale per quegli utenti che utilizzano la bicicletta senza avere idea di cosa prevede il Codice della Strada – ha poi aggiunto definendo la sentenza del Tar come “l’ennesimo schiaffo che incassa l’amministrazione comunale”. “Prima di educare gli altri bisognerebbe che qualcuno impari quali siano i confini amministrativi dove arrestarsi. Chi rimborserà ora tutte quelle imprese che, piccole o grandi non fa differenza, hanno investito dai 2mila ai 10mila euro circa per quegli apparati non obbligatori?” ha concluso.