Libri, esce “L’eretico. Giuseppe Faravelli nella storia del socialismo italiano”

Esce, a cinquant’anni dalla scomparsa “la prima biografia” di Giuseppe Faravelli, figura di spicco dell’antifascismo, a lungo direttore di «Critica Sociale», legato anche alla politica cittadina milanese. ‘L’eretico. Giuseppe Faravelli nella storia del socialismo italiano‘, scritta dal giornalista Fabio Florindi ed edita da Arcadia Edizioni ne racconta il percorso di convinto militante del socialismo italiano, dalle sue origini fino ai momenti più cruciali della storia del XX secolo.

Faravelli ha attraversato un’ampia stagione politica italiana, stando sempre dalla parte dei lavoratori e del socialismo turatiano. Vicino a Matteotti, con l’avvento del fascismo anche lui subirà le persecuzioni che lo porteranno ad espatriare all’estero, dove diventa Joseph, tra i più intransigenti ed influenti capi dell’antifascismo in esilio. Il libro di Florindi, come si legge nella nota di presentazione,  sottolinea il grande impegno di Faravelli nella lotta per la democrazia e la Repubblica e per la costruzione di un partito autonomo e autenticamente socialista. Impegno che si concretizza soprattutto sulle pagine di «Critica Sociale», dove svolge una formidabile azione di stimolo al partito e al movimento socialista italiano.

Nato a Broni, nel pavese, Faravelli, subito dopo aver combattuto nella Prima Guerra Mondiale, si trasferisce assieme alla madre e a una sorella a Milano, in via Plinio 10. Nonostante il clima della città fosse una tortura per il suo enfisema polmonare, Faravelli amò intensamente Milano, scegliendola come sua dimora per la vita (se si eccettuano gli anni dell’esilio imposto dal fascismo). Sotto la Madonnina vive il padre nobile del socialismo italiano, Filippo Turati, di cui Faravelli diventa uno dei discepoli prediletti. Un altro dei suoi maestri, con cui manterrà sempre un legame d’acciaio, è Ugo Guido Mondolfo. Nel 1951 viene anche eletto consigliere comunale di Milano e poi nominato assessore alla Polizia urbana. Presenta un piano per la regolamentazione del traffico, con nuovi semafori, sensi unici, il divieto di circolazione, in alcune ore della giornata, per i veicoli che possono intasare il traffico come ciclofurgoni a pedale o carri trainati da animali. Insomma, vengono gettate le basi per fare di Milano una città europea almeno dal punto di vista della mobilità. Si dimette dopo due anni per ragioni di salute.