Affori, intitolato a Franco Basaglia il giardino vicino all’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini

(Foto Mianews)

Un giardino per ricordare Franco Basaglia, a cento anni dalla nascita, proprio di fronte all’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, chiuso come tutti i manicomi italiani dopo la legge 180 del 1978. Allo psichiatra e neurologo che ha rivoluzionato la concezione di disturbo mentale e il trattamento dei pazienti, è stato dedicato lo spazio verde antistante l’ex Pini, nel quartiere di Affori. Presenti alla cerimonia la figlia Alberta Basaglia, l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, Anita Pirovano, presidente del Municipio 9, Massimo Cirri, psicologo e conduttore radiofonico e Renato Sarti del Teatro della Cooperativa.

L’idea di intitolare un luogo a Basaglia risale a sei anni fa, come ha ricordato la presidente del Municipio 9 Anita Pirovano. “Nel 2018 quando ero consigliera comunale avevo proposto in occasione dei 40 anni della legge che porta il nome di Basaglia che la città avesse uno spazio dedicato a Franco Basaglia. In ricordo anche della moglie e studiosa Franca Ongaro e per tutte le persone che con Psichiatria Democratica hanno reso possibile questa rivoluzione che ancora deve essere compiuta, investendo sempre di più sulla salute mentale e sui diritti delle persone” ha detto. “Basaglia è stata una figura rivoluzionaria, per la psichiatria e per la società tutta” ha poi aggiunto Pirovano, concludendo: “Siamo a pochi passi dall’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini e sicuramente da oggi si respira ancora di più un’aria di libertà e uguaglianza e sarà ancora più importante ricordarsi che nessuno deve essere discriminato per le sue condizioni di salute o esistenziali”.

L’assessore Sacchi ha sottolineato il valore del luogo. “Questo giardino si trova nei pressi di un ex ospedale che ha ospitato fino a mille ricoverati, tra cui anche figure molto celebri per la nostra Milano come Alda Merini. Ospedale che ha visto trasformazioni nel corso degli anni” ha ricordato l’assessore spiegando che “ci sono oggi realtà che lottano per abbattere le barriere e pregiudizi nei confronti di persone che attraversano periodi di cura. Questo luogo rappresenta la trasformazione degli ex ospedali in ciò che ha a che fare con la cultura”. “Questo giardino rappresenta un simbolo di speranza, inclusione e rinascita. Basaglia ci ha insegnato che la cura riguarda non solo la cura del corpo ma anche quella dell’anima” ha concluso Sacchi.

La figlia di Basaglia, Alberta, ha ricordato il senso di vergogna che provava suo padre ogni volta che visitava gli ospedali psichiatrici. “Credo che oltre che a intitolare luoghi e spazi a Basaglia dobbiamo ricordarci di avere vergogna quando entriamo in un servizio e vediamo persone con sofferenza mentale che sono legate” ha spiegato, aggiungendo che questo “succede ancora. Noi dobbiamo ricordarci di questo e continuare ad avere vergogna”. “Quella vergogna lì ogni tanto risalta fuori anche se non ci sono più i manicomi. Il problema della differenza psichiatrica esiste e tutti dobbiamo farci carico – ha poi spiegato -. Al posto del manicomio devono esserci i servizi nel territorio. I pazienti non devono essere trattati con coercizione ma con il senso di incontro”. “Purtroppo, succede ancora di trovare persone legate. Dobbiamo continuare a vigilare” ha concluso.