Aborto, PD: “Consultori e RU486, in Lombardia disparità. Vigileremo su applicazione legge 194”. Presentata ricerca

L’applicazione della legge 194, combinata con l’attività di informazione e sensibilizzazione nei consultori, ha portato a una netta diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) in Lombardia, passando dalle 37mila del 1982 alle 11mila del 2023, ma rimangono carenze e disomogeneità, sia di accesso, sia di scelta del metodo con grosse disparità tra province e strutture ospedaliere, perché ad esempio ci sono presidi dove ancora c’è 100 per cento di obiezione o dove non viene somministrata la RU486: questo in sintesi il quadro sull’applicazione della legge 194 in Lombardia fornito dal gruppo Pd in Consiglio regionale, sulla base dell’indagine annuale condotta dai Dem. A illustrare i dati, in una conferenza stampa al Pirellone, sono stati il capogruppo Pierfrancesco Majorino e la consigliera Paola Bocci.

“La 194 funziona – ha affermato Bocci – la legge combinata con l’attività di formazione nei consultori ha funzionato. Le Ivg sono decisamente diminuite e ogni anno vediamo la diminuzione, ma ci sono ancora carenze e disomogeneità in Regione”. In particolare, è stato spiegato, emergono differenze nella somministrazione della RU486, tra province e presidi ospedalieri. Le interruzioni volontarie di gravidanza con il farmaco invece che con l’intervento sono circa il 49°%, sotto la media delle Regioni “più virtuose” (Emilia-Romagna e Piemonte, che già nel 2021 superavano il 60%). In Lombardia 11 strutture pubbliche su 50 non offrono la possibilità di Ivg con RU486. Bocci ha evidenziato ad esempio la differenza tra Lodi, la provincia con la percentuale più alta di RU486 (78%) e Brescia e la provincia di Milano, al 29%. Guardando ai dati sull’obiezione di coscienza, in provincia di Bergamo si supera anche il 70%, mentre la media generale è del 53% circa. Il 64% delle strutture ha un’obiezione superiore al 50%.

Nell’analisi è stato preso in esame anche il processo di accompagnamento verso forme di contraccettivi, a seguito di un’interruzione volontaria di gravidanza. Sulla base dei dati ricevuti, in Lombardia gli ospedali propongono un colloquio per la contraccezione post Ivg a tutte le pazienti. In diversi presidi o nei consultori collegati è stata fornita la contraccezione intrauterina o sottocutanea a circa il 50% delle pazienti: di queste, il 20% ha avuto la possibilità di fornitura gratuita dei contraccettivi. Sulla diffusione della cosiddetta pillola del giorno dopo, il volume delle vendite per il 2023 è stato inferiore rispetto all’anno precedente, sotto le 90mila unità, mentre la Città metropolitana di Milano resta la provincia con le vendite più alte. Per quanto riguarda la presenza dei medici gettonisti e dei liberi professionisti per ovviare alla mancanza di personale, il numero si è ridotto, “probabilmente – ha sottolineato Bocci – anche a causa dell’aumento dell’utilizzo della RU486 che non richiede la presenza di specializzati e di interventi da sala operatoria”.

Infine, è stato preso in esame il ruolo dei consultori. La RU486 potrebbe essere erogata dai consultori – sottolinea lo studio – ma manca l’assunzione della direttiva nazionale che lo consente, “oltre al potenziamento di personale, tecnologia e formazione affinché sia svolta in sicurezza” ha evidenziato Bocci. Inoltre, “c’è il rischio della presenza dei Centri di aiuto alla vita in queste strutture”. “L’interruzione volontaria di gravidanza in Lombardia rivela ombre – ha evidenziato la consigliera – nel senso che è una situazione sempre molto disomogenea soprattutto nei confronti delle donne di scegliere quale metodo utilizzare e se usare un metodo farmacologico, che ricordo è un metodo meno invasivo per le donne e anche più conveniente per le strutture. Quello che manca è l’istituzione che mandi delle direttive chiare a tutti i presidi e ASST in modo tale che si possa intervenire dove ci sono delle mancanze. C’è necessità che Regione Lombardia trovi un equilibrio che tenga conto sia del potenziamento di alcune strutture sia valorizzi le professioni dei ginecologi”. Il Pd, oltre a un osservatorio regionale e al potenziamento dei consultori pubblici, chiede una direttiva formale perché “entrambe le prestazioni sia farmacologica che chirurgica possono essere proposte in tutti gli ospedali – ha spiegato Bocci -. Continuiamo a chiedere la gratuità della contraccezione soprattutto dopo l’intervento ma non solo. Non c’è alcuna indicazione chiara dell’assessorato in Regione”.

Sulla presenza delle associazioni pro vita nei consultori “siamo disponibilissimi a raccogliere denunce, anche anonime, da parte di donne, operatrici o operatori laddove ci siano ingerenze da parte dei pro vita che mettono in discussione la legge 194“, ha detto il capogruppo Pd in Regione Pierfrancesco Majorino, a margine della conferenza stampa nel corso della quale sono stati presentati i dati.”Noi siamo molto preoccupati perché riteniamo che a livello nazionale ci sia un evidente attacco alla legge 194 da parte della destra – ha affermato Majorino – E temiamo che anche in Regione Lombardia si possa verificare tutto questo”.