Fnm, al centro del nuovo incontro con “Essenziale” il modo in cui percepiamo la realtà e le sfide per una mobilità sostenibile

Quinto appuntamento con “Essenziale“, ciclo di incontri organizzato da FNM per discutere di come la mobilità integrata abbia a che fare con la quotidianità. L’evento si è svolto nella serata del 30 marzo, con il titolo “Cosa (e come) stai pensando?”: un dialogo tra il presidente del Gruppo FNM Andrea Gibelli e uno dei più importanti neuroscienziati italiani, Giorgio Vallortigara, professore presso il Centre for Mind-Brain Sciences di Trento. Nello studio milanese di Fondazione Luciana Matalon si è discusso dei processi alla base della percezione della realtà e sulla necessità che l’uomo ha sempre avuto di misurare le cose e che ha portato allo sviluppo dell’analisi matematica.

“La sostenibilità ci fa guardare gli studi con un occhio non più interessato a quello dell’ uomo come essere che controlla la natura – ha sottolineato il presidente Gibelli – Abbiamo dato un nome alle cose, le abbiamo costruite, abbiamo cercato di misurarle. Questa misura ha inventato un linguaggio matematico che ci dà un termine di paragone rispetto al bisogno di controllare le cose. Scopriamo invece che il nostro non è l’unico termine di paragone”.

Gibelli ha ricordato il cambiamento di prospettiva che è alla base di “Fili“, progetto di rigenerazione urbana del Gruppo: “Abbiamo affidato i nostri progetti di rigenerazione alla fondazione Lombardia per l’ambiente. Abbiamo pensato di riforestare parti intorno alle ferrovie. È emerso che non percepiamo il territorio allo stesso modo di come fanno altri animali. Ad esempio, l’uscita dall’autostrada di Cormano viene usata dagli uccelli come hub di sosta per raggiungere i grandi parchi prealpini”.

Gibelli ha sottolineato anche l’importanza della misurazione dei flussi di passeggeri per migliorare il servizio: “Il senso del numero serve tutti i giorni, lo usiamo per misurare i flussi di traffico. Riusciamo a fare previsioni che servono per migliorare la vita delle persone. I modelli matematici ci consentono di capire in anticipo come cambiano i modelli di vita delle persone. Il covid è stato uno shock che ha portato le persone ad allontanarsi. Abbiamo perso 200mila passeggeri nei treni, con lo smartworking c’è la necessità di prendere una distanza. Il cambiamento si sta stabilizzando su una nuova idea di realtà e su un utilizzo diverso del tempo e dello spazio. Abbiamo fatto fare un’indagine che chiedeva alle persone cosa facessero durante i viaggi in treno e oltre il 50% ha risposto che non fa nulla. Le persone pensano, in un momento in cui hanno bisogno di riflettere su cose che o hanno lasciato a casa o le aspettano a lavoro. È un tempo che si declina rispetto a se stessi. Il treno, che si muove sull’alta velocità a 300 km/h o a 160 km/h sui regionali, pone l’uomo a immaginare la realtà in modo diverso rispetto a quanto poteva fare prima della rivoluzione industriale” ha concluso Gibelli.

La relatività della percezione umana è stata anche sottolineata dal neuroscienziato Vallortigara: “I nostri mondi percettivi sono piuttosto limitati. Tutto quello che sappiamo della realtà è legato a vari aspetti che derivano dal nostro specchio elettromagnetico. Un’ape vede l’ultravioletto, e noi non possiamo vederlo, ma non vede quello che noi chiamiamo ‘rosso’. Viviamo in una sorta di prigione, ossia il nostro sistema nervoso. Noi non sappiamo tutto della realtà, non sappiamo cosa possa essere l’esperienza di vedere l’ultravioletto. Però – ha continuato il professore – siamo convinti che, anche se non possiamo avere accesso a tutti gli aspetti della realtà, la nostra sia una rappresentazione verifica di com’è il mondo. Ma i nostri sistemi nervosi non sono stati costruiti per farci conoscere il mondo. L’importante è che ciò che percepiamo funzioni per la nostra sopravvivenza, non che sia vero” ha concluso Vallortigara.