Neonazismo, 4 giovani ‘suprematisti’ progettavano azioni violente: un piano con armi per colpire una persona di colore

Gli agenti della Digos della Questura di Milano, coordinati dal capo della Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura di Milano, Alberto Nobili ed Enrico Pavone, hanno eseguito a Milano e Trieste quattro misure restrittive della libertà personale, dell’obbligo di dimora con contestuale obbligo di presentazione giornaliera presso un Ufficio di Polizia, a carico di 4 giovani che avevano strutturato un’organizzazione clandestina – A.R. Avanguardia Rivoluzionaria –  che, ispirandosi ai gruppi suprematisti americani, perseguiva l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale di matrice nazi-fascista, incitando alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e nazionali.

I quattro ragazzi, tre 20enni e un 21enne, a carico dei quali la polizia ha eseguito misure restrittive, erano tutti residenti a Milano e appartenevano a famiglie benestanti. Due di loro frequentavano la facoltà di Scienze Politiche di Trieste, uno lavorava e l’ultimo era invece disoccupato. Si erano dati dei nomi di combattimento e avevano una precisa gerarchia: il leader era il Comandante G, l’ideatore e fondatore di Avanguardia Rivoluzionaria, il secondo era il Maggiore Volpi, che gestiva la cassa con cui si finanziava il gruppo, poi c’era il Capo Nucleo Breivik, che aveva preso il nome del suprematista responsabile della strage in Norvegia avvenuta nel 2011, e infine il Milite Zucht, che doveva formare nuovi militanti.
Le forze dell’ordine, durante la conferenza stampa di stamattina, hanno spiegato di aver dovuto accelerare le operazioni perché il gruppo aveva deciso di passare ad azioni di violenza. Dopo mesi in cui si sono resi responsabili di operazioni di hackeraggio per penetrare nelle piattaforme in cui si tenevano conferenze e lezioni in dad, e di estorsioni ai danni di minorenni, avevano deciso di aggredire un uomo. La vittima era già stata individuata: un uomo di colore musulmano che frequentava i centri sociali. La polizia riporta che l’aggressione era stata pianificata con incredibile precisione e ferocia: l’uomo non doveva morire ma restare paralizzato. L’atto non sarebbe stato rivendicato per non attirare le successive indagini sui gruppi di destra, e durante l’aggressione si erano già accordati per non usare insulti razzisti per evitare di essere identificati. La sera del 16 giugno i quattro ragazzi sono usciti di casa vestiti di nero, armati di manganelli, coltelli e portando dei passamontagna. All’ultimo momento hanno però deciso di non aggredire l’uomo perché per strada c’era troppa gente, dato che l’Italia aveva appena vinto con la Svizzera agli Europei. La polizia è intervenuta comunque, fermandoli in zona Moscova.
Dagli accertamenti è risultato che i ragazzi puntavano a costruirsi approfondite conoscenze sulle armi: avevano acquistato una pistola a salve e stavano cercando di modificarla per farla diventare un’arma a tutti gli effetti. Il padre di uno degli arrestati era inoltre in possesso di 26 armi, regolarmente denunciate, che sono state poste sotto sequestro.
Dai riscontri su Internet è emerso che il gruppo seguiva le teorie dell’accelerazionismo, secondo le quali, dopo eventi destabilizzanti come la pandemia o la crisi economica, si sarebbe creato il terreno adatto per sovvertire l’ordine costituito.