#MilanoSound: la musica raccontata da ilmohicano.it

Su Mianews, ogni settimana, uno speciale dedicato alla musica a cura  della testata giornalistica online ilmohicano.it per raccontare la scena milanese e nazionale di ‘big’ e musicisti ‘in rampa di lancio’ e per esplorare cosa si muove nel “sound di Milano”.

 

Alla Scala in scena ‘I Capuleti e i Montecchi’ di Vincenzo Bellini

Va in scena al Teatro alla Scala per 5 rappresentazioni dal 18 gennaio al 2 febbraio ‘I Capuleti e i Montecchi’ di Vincenzo Bellini, secondo titolo d’opera della Stagione 2021-2022. Sul podio debutta Speranza Scappucci, che è intervenuta a prove iniziate sostituendo Evelino Pidò costretto ad abbandonare la produzione. Anche Adrian Noble debutta alla regia, con scene di Tobias Hoheisel, costumi di Petra Reinhardt, luci di Jean Kalman e Marco Filibeck, coreografia di Joanne Pearce. In scena debuttano come Giulietta Lisette Oropesa e come Romeo Marianne Crebassa, mentre Tebaldo è Jinxu Xiahou, Frate Lorenzo Michele Pertusi e Capellio Jongmin Park. Il Coro del Teatro alla Scala è diretto da Alberto Malazzi.

Cocciante celebra i 20 anni di ‘Notre Dame de Paris’ 

‘Notre Dame de Paris’ compie vent’anni e, per celebrare la ricorrenza, Riccardo Cocciante ha riunito a Milano l’intero cast. Esattamente il 14 marzo del 2002 ‘Notre Dame de Paris’ debuttava in Italia diventando l’opera dei record con 1346 repliche e oltre 4 milioni di spettatori dopo aver toccato 157 città. Per celebrare questo importante anniversario le musiche e le canzoni di ‘Notre Dame de Paris’, nella sua versione italiana, saranno da domani, venerdì 14 gennaio, disponibili su tutte le piattaforme digitali. Disponibili anche la versione studio ‘Notre Dame De Paris (Platinum Edition)’e ‘Notre Dame De Paris – Live Arena di Verona (2002)’ cantante dagli interpreti originali.
“‘Notre Dame de Paris’ è uno spettacolo unico al mondo”, ha osservato Riccardo Cocciante. “Ci sono altri spettacoli unici ma questa sua tipologia lo rende veramente unico, unico nella sua conformità, nella sua rappresentazione, in questa maniera di mescolare musica pop e musica classica. Unico al mondo anche per tanti particolari ed è questo, forse, l’elemento principale del suo successo. Come artisti essere unici è senz’altro difficile -ha sottolineato Cocciante- ma per me è la condizione essenziale per esistere”. E pensare che all’inizio nessuno era disposto a scommettere sul successo di uno spettacolo grandioso e sicuramente difficile nella sua rappresentazione: “Non ci credeva nessuno. Solo io e David Zard che per poter mettere in scena l’opera ha creato a Roma un teatro apposta per questo spettacolo. E’ stato difficile, ma le difficoltà per un artista come me sono essenziali. L’artista deve soffrire la sua differenza, deve cercare di conquistare malgrado tutto, malgrado quello che la gente del mestiere dice. Io stesso, all’inizio della mia carriera, ho dovuto farmi spazio, mi rifiutavano perché dicevano che non sapevo cantare, che gridavo troppo, che ero sempre arrabbiato e che anche fisicamente non ero giusto, allora contava molto la prestanza. Per questo, all’inizio quando cantavo chiudevo gli occhi e non guardavo in faccia nessuno e questo scandalizzava tutti”.
“Un’opera come ‘Notre Dame’ era diversa e quindi occorreva che il produttore ci credesse fortemente. Questa è stata la sua forza in Francia (dove ha debuttato nel ’98 ndr) e dopo in Italia dove Zard ha costruito un teatro per poterla ospitare perché non c’erano posti per presentare un’opera del genere. I teatri erano troppo piccoli mentre noi volevamo un posto popolare, dove qualsiasi persona poteva venire anche semplicemente in jeans. Un posto aperto a tutti, ai ragazzini e alle loro nonne. Per questo io amo molto le arene e i palasport, posti dove si può andare vestiti come si vuole e dove si deve solo giudicare se uno spettacolo piace o non piace”.
Venendo alla stretta attualità, “Siamo stati due anni fermi e chissà per quanto ancora continuerà”, ha detto. “Non ne possiamo più, speriamo di poter ritornare a vivere. Tutti noi artisti speriamo di poter ricominciare a vivere, ma non solo per noi che stiamo sul palco ma per tutti quelli che stanno attorno a noi. Diamo un esempio, saliamo sul palco e cerchiamo di essere più forti di prima e stare insieme. Forse la potenza del palcoscenico e quella dell’artista possono servire per poter comunicare questo”.
“La cultura deve andare avanti. Qualcuno -ha sottolineato- ha detto che se non ci fosse la cultura forse oggi non saremmo qui e questo è vero, viviamo per poter trasmette nuove idee e queste nuove idee passano attraverso la cultura. Abbiamo sofferto tantissimo in questi due anni ma speriamo che quest’anno si possa rinascere -ha concluso- e che questa rinascita possa essere più forte e potente di prima”.
Tornando all’opera, ‘Notre Dame de Paris’ solo esclusivamente per il 2022 avrà come protagonista l’intero cast originale del debutto, con il ritorno di Lola Ponce nei panni di Esmeralda. Insieme a lei, sul palco ci saranno Giò Di Tonno – Quasimodo, Vittorio Matteucci – Frollo, Leonardo Di Minno – Clopin, Matteo Setti – Gringoire, Graziano Galatone – Febo, Tania Tuccinardi – Fiordaliso. Per l’occasione, special guest d’eccezione di alcune delle date speciali del tour saranno Claudia D’Ottavi e Marco Guerzoni rispettivamente nelle vesti di Fiordaliso e Clopin, di cui sono stati i primi interpreti nel 2002.
La tournée di ‘Notre Dame de Paris’, prodotta da Clemente Zard con la collaborazione con Enzo Product, è interamente curata e distribuita da Vivo Concerti e partirà il 3 marzo 2022 da Milano, con l’aggiunta di ulteriori nuovi appuntamenti, per poi spostarsi ad Ancona, Jesolo (VE), Firenze, Roma, Reggio Calabria, Lugano (nuova data), Lanciano (nuova data), Ferrara (nuova data), San Pancrazio Salentino (nuova data), Pula (CA) (nuova data), Palermo (spostata da giugno ad agosto), Torre del Lago (LU) (nuova data), Napoli, Bari, Catania, Eboli, Casalecchio di Reno (BO), Torino e si concluderà a dicembre 2022 a Trieste.
‘Notre Dame de Paris’, ha tenuto a sottolineare Clemente Zard “è l’opera popolare che ha segnato un enorme cambiamento nell’intrattenimento e nel teatro italiano, soprattutto anche in quello mondiale. Racconta una storia senza tempo, che può essere apprezzata da generazioni molto diverse tra loro e ha un fascino incredibile ancora dopo vent’anni. La considero la più grande eredità di mio padre, David Zard, che l’ha fortemente voluta e che non si è fermato superando qualunque ostacolo pur di portarlo in scena in Italia, arrivando addirittura a far costruire un teatro ad hoc a Roma”. “Il Maestro Cocciante -ha aggiunto- è il cuore pulsante di questo spettacolo, che quest’anno andrà in scena per l’ultima volta con il cast originale: sono artisti incredibili che hanno lasciato un segno in tutti i personaggi dell’opera e vederli tutti insieme sul palco ogni volta è come se fosse la prima. È un’emozione poter far parte di questa avventura, e lo è ancora di più in un periodo come questo, in cui il settore dello spettacolo è messo a durissima prova. Sarà un inno di rinascita per tutti”.

Brunori Sas torna con cinque “canzoni casalinghe”

Brunori Sas, alias Dario Brunori, a due anni esatti da ‘Cip!’, pubblica a sorpresa cinque nuove canzoni. ‘Cheap!’, acronimo di Cinque Hit Estemporanee Apparentemente Punk, condensa arrangiamenti scarni e sporcature nei suoni in 16 minuti di puro divertissement, spontaneo, estemporaneo, ‘casereccio’. Un progetto immediato, senza congetture, dalla chiara intenzione eversiva, di sovvertimento di alcune dinamiche discografiche: uno strappo, un buco nel muro da cui guardare con rapidità, ma non senza efficacia, il mondo. Cinque canzoni ironiche per sorridere, in questo tempo sospeso, ma anche per riflettere e per tornare a farci suonare in testa pensieri compiuti, con il clima unico, leggero ma pensante che è il marchio di fabbrica dell’artista.
‘Cheap!’, registrato lo scorso dicembre “è una raccolta di cinque canzoni casalinghe, scritte e registrate in una settimana lo scorso dicembre, con strumentazione scarna e approccio da ‘buona la prima’ – racconta Brunori – Si tratta quindi essenzialmente di un divertissement, nato dalla voglia di realizzare qualcosa di leggero (visti i tempi gravi), sia nel ‘cosa’ che nel ‘come’. Un cotto e mangiato che affronta tematiche attuali, ma con un approccio che esce dalla dinamica ‘sacrale’, lunga e a tratti pallosa che connota la realizzazione dei dischi ufficiali”.
“‘Cheap!’ gioca, ovviamente, sull’assonanza con il famigerato pettirosso, finendo per esserne, o meglio fingendo di esserne il surrogato, il fratellino storto, quello uscito male – continua Brunori – Linguaggio terreno, sporcature nei testi e nel suono il tutto condito da una buona dose di sana cialtroneria: dialetti e finto spagnolo, clavicembali kitsch e chitarre zanzarose, batteria elettronica da liscio e slide hawaiane. Sedici minuti che vi cambieranno la vita, in peggio”.

Danilo Di Paolonicola: un Festival dedicato alle regioni d’Italia

“Un Festival rappresentativo di tutte le regioni d’Italia, dove ogni realtà regionale possa esprimere le proprie tradizioni musicali”. E’ quanto propone Danilo Di Paolonicola, fondatore e frontman dell’Orchestra Popolare del Saltarello che proprio in questi giorni ha fatto il suo esordio discografico con l’album ‘Abruzzo’. L’Orchestra Popolare del Saltarello nasce da un’operazione di ricerca e rivalutazione della musica popolare abruzzese. Più nello specifico si occupa di tradurre in musica e suggestioni quello che fu il percorso degli antichi tratturi, lungo cui si è sviluppato e propagato il celebre ‘Saltarello’. L’Orchestra Popolare del Saltarello propone un repertorio di brani popolari abruzzesi eseguiti ed interpretati da un organico formato da undici musicisti e un corpo di ballo.
“L’Orchestra – spiega Di Paolonicola intervistato da IlMohicano- è nata nel 2014 e ha avuto il suo massimo momento di popolarità dopo il terremoto, quando ha rappresentato l’Abruzzo in diversi eventi. Durante la pandemia è venuta l’idea di registrare un disco contenente una parte del nostro concerto”. Gli arrangiamenti, realizzati da Danilo Di Paolonicola sono eseguiti dallo stesso Di
Paolonicola (fisarmonica, organetto), Alessandro Tarquini (violino), Manuel D’Armi (zampogna, ciaramella), Gionni Di Clemente (chitarra, bouzouki), Marco Di Natale (basso), Alex Paolini (batteria), Armando Rotilio (voce, percussioni), Antonella Gentile (voce), Alessandra Ventura (voce), Anissa Gouizi (voce), Federica Di Stefano (voce) e Alpha Sall (voce).
I brani proposti in ‘Abruzzo’, spiega Di Paolonicola “sono stati tutti rivisti e riarrangiati per dar loro una freschezza e originalità nuove. In pratica, una nuova vita attraverso arrangiamenti differenti tra loro, con ritmi diversi. La cosiddetta ‘musica popolare’, quella che più tecnicamente viene definita di ricalco, se intesa come semplice rifacimento di quella del passato -osserva Di Paolonicola- ritengo sia destinata a chiudersi in ambienti circoscritti e quindi non ad un pubblico eterogeneo. Il lavoro che abbiamo fatto noi è stato quello di di prendere le canzoni pià rappresentative abruzzesi e dar loro una veste più moderna. Se si vuole mantenere viva la tradizione -conclude- bisogna avere anche il coraggio di rischiare”.